Bonhoeffer e il corpo di Cristo che redime il mondo
Tempo di lettura: 2 minutiSul Corriere della Sera del 6 agosto, Pietro Citati firma una biografia di Dietrich Bonhoeffer, il teologo protestante, figura illustre di cristiano che, fiero oppositore del nazismo, fu messo a morte da Hitler.
Nella biografia di Bonhoeffer, Citati riassume a suo modo il pensiero del pastore protestante. Ne riportiamo un passaggio: «Cristo era l’Incarnato, così come noi siamo incarnati. Egli era completamente uomo. Niente di umano gli era estraneo. “L’uomo che io sono – diceva – lo è stato anche Gesù Cristo”. Con l’umiliazione, Cristo entrò liberamente nel mondo del peccato e della morte. E vi entrò in modo da nascondersi in esso, in modo da non essere più conoscibile come Dio-uomo. Non andò tra gli uomini nella forma di Dio, ma vi andò in incognito, come mendicante, come emarginato tra gli emarginati, come senza peccato tra i peccatori […]. Questo – Bonhoeffer insisteva – era il problema centrale della Cristologia. Dove il nostro intelletto si indigna e dove la nostra natura si ribella, proprio lì stava Dio. Lì egli disorientava e scandalizzava l’intelletto dei sapienti: lì voleva essere presente e nessuno poteva impedirglielo. Dio amava ciò che è piccolo e basso, ciò che è perduto, ciò che non è considerato o è insignificante, ciò che è debole e affranto. Non si vergognava della bassezza dell’uomo: penetrava dentro di essa, usava una creatura come suo strumento, e compiva meraviglie dove nessuno le attendeva.
Così il mondo si trasformava […]. Chi guardava con fede il Corpo di Gesù Cristo, non poteva parlare più del mondo come se fosse stato perduto, e separato da Cristo. Cristo era morto per il mondo e solo dentro il mondo Cristo era Gesù».