3 Marzo 2017

Il cardinal Mueller e la lettera del vescovo di Mostar su Medjugorje

Il cardinal Mueller e la lettera del vescovo di Mostar su Medjugorje
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Non siamo devoti di Medjugorje, ma abbiamo amici che lo sono. Non è mai stato un problema, anche perché, come spiega oggi il cardinale della Congregazione della Dottrina della Fede Gerhard Mueller all’Ansa, quel che è accaduto in quella sperduta località della ex Jugoslavia non appartiene al dogma.

 

Egli stesso ha quindi invitato a non esagerare il valore per la fede cristiana e per la Chiesa delle, ad oggi asserite, apparizioni della Madonna colà avvenute a sei veggenti.

 

Cosa che si è registrata invece in questi anni con controversie accese che hanno innescato vere e proprie battaglie all’interno della Chiesa.

 

Ad oggi la Santa Sede non si è ancora espressa in merito. Una commissione d’inchiesta ufficiale, presieduta dal cardinale Camillo Ruini, aveva dato un primo responso che escludeva si potesse dare un riconoscimento alla soprannaturalità di quanto accaduto in seguito – sono 47.000 le apparizioni ivi registrate in questi anni -, ma si potesse dar credito all’accadimento limitatamente alle prime settimane.

 

Una conclusione che, come detto, ancora non è diventata della Chiesa, solo un autorevole suggerimento che merita attenta riflessione anche per la sua contraddittorietà. E che comunque esclude fenomeni soprannaturali successivi ai primi giorni.

 

A questo riguardo il cardinal Mueller ha detto che «ci vuole tempo, in questo momento è più importante regolare la pastorale, le confessioni».

 

Il cardinal Mueller è tornato sulla questione dopo la pubblicazione, in italiano, della lettera del vescovo di Mostar Ratko Perić nella quale nega la soprannaturalità delle apparizioni anche nella prima settimana. Una missiva che ha suscitato reazioni.

 

Non sono nuove le obiezioni del vescovo riguardo una vicenda che oppone parte della Chiesa, locale e non, ad altra.

E però la sua lettera sulle apparizioni, pubblicata sul sito della Diocesi, ha un tono più autorevole di altre e soprattutto si fonda sulla documentazione ufficiale, ovvero sulla sbobinatura delle registrazioni di quanto dichiarato dai veggenti riguardo quel che è avvenuto in quella prima settimana di apparizioni.

 

Tanti i motivi di perplessità che suscita la lettura della documentazione riportata, in particolare il punto nel quale i veggenti, su suggerimento del loro interlocutore, «obbligano» la Madonna ad apparire in una chiesa, cosa che poi lei fa, ma «controvoglia». Un passaggio sicuramente da chiarire, perché appare davvero inconsueto che la Madonna non abbia voglia di entrare in una chiesa.

 

Ma al di là del particolare, per il quale non accediamo alla facile conclusione che anche il diavolo può far prodigi, ci limitiamo a rimandare i nostri lettori, se ritengono, alla lettura della lettera del vescovo (cliccare qui), senza aggiungere altro (peraltro non è molto lunga).

 

Per quanto riguarda invece quanti si sono recati e si recheranno a pregare in quel luogo (tra l’altro ho molti amici che vi hanno trovato conforto), un eventuale non riconoscimento della soprannaturalità di quanto avvenuto non toglierebbe nulla al loro anelito verso la Madre di Gesù.

 

Insuperabile sul punto quanto affermato da Benedetto XVI sul valore della preghiera: «Tutte le nostre preghiere – con tutti i limiti, la fatica, la povertà, l’aridità, le imperfezioni che possono avere – vengono quasi purificate e raggiungono il cuore di Dio. Dobbiamo essere certi, cioè, che non esistono preghiere superflue, inutili; nessuna va perduta. Ed esse trovano risposta, anche se a volte misteriosa, perché Dio è Amore e Misericordia infinita».

 

Così, in attesa di quanto deciderà la Chiesa, val la pena accostare quanto accaduto a Medjugorje al detto comunemente attribuito a sant’Agostino: «In necessariis unitas, in dubiis libertas».

 

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