Danneels e la bellezza mite e disarmante della liturgia
Tempo di lettura: 2 minutiIn un articolo pubblicato il 30 maggio, l’Osservatore romano anticipa un intervento che il cardinale Godfried Danneels terrà all’undicesimo convegno liturgico internazionale promosso dal monastero di Bose (titolo dell’articolo Bellezza disarmante). Per l’arcivescovo emerito di Mechelen-Brussel, riprendendo la Tradizione cattolica, «ci sono tre vie che conducono a Dio»: la verità, la bontà e la bellezza. Il porporato si sofferma su quest’ultima, perché «la porta della bellezza si apre più facilmente ai nostri contemporanei. La verità suscita il dubbio, la bontà lo scoraggiamento, la bellezza disarma».
Scrive infatti il presule: «Il pulchrum significa uno stato integrale e completo di tutto ciò che piace all’uomo. Questa bellezza possiede una sua forza, ma è mite e non schiaccia, non scoraggia, scaccia il dubbio. Così è anche la bellezza dell’universo liturgico: disarmante». L’azione liturgica, scrive l’arcivescovo, «si svolge non secondo il gusto del celebrante o dell’assemblea, ma secondo un ordine stabilito dai libri liturgici […] secondo un ordine prestabilito. Il ruolo degli attori liturgici è fissato. Un cerimoniale ha una sua bellezza specifica, la bellezza del rito. I riti si trovano in tutte le religioni. Simboleggiano il fatto che l’azione liturgica è obbedienza a un’istanza che trascende il gusto degli “attori”. Uno svolgimento che mutasse ogni volta, significherebbe invece che l’azione liturgica trae la sua legittimazione dagli attori e non è un’azione santa, legittimata da Cristo e dai suoi misteri. Certo, la variazione dell’ordo missae può produrre un’emozione più forte nell’assemblea. Ma in liturgia l’emozione non è prioritaria. Ciò che ha il primato è celebrare il memoriale del mistero della Pasqua di Cristo e della bellezza delle azioni di Dio».