Dossetti, le SS (e l'Isis) e i rituali satanici
Tempo di lettura: 2 minutiSono passati settanta anni da quando, tra il 29 settembre e il 5 ottobre del ’44, le Ss massacrarono settecentosettanta persone in vari abitati sparsi alle pendici del Monte Sole, il più noto dei quali è Marzabotto. Sull’Osservatore romano del 28 settembre (Antidoti alla barbarie) Ferdinando Cancelli accenna a un libro di Luciano Gherardi sull’argomento, Le querce di Monte Sole, nel quale si legge: «Soggetto di questa storia è la comunità nel suo insieme: la gente umile e inerme, che trema come una foglia ma reagisce in modo splendido».
La prefazione al volume è ad opera di Giuseppe Dossetti: «Le vittime di Monte Sole sono state intere comunità unite del vincolo religioso che le qualificava […] A Casaglia la strage è compiuta prelevando la gente dalla chiesa dopo la preghiera eucaristica presieduta dal sacerdote Ubaldo Marchioni a sua volta sacrificato ai piedi dell’altare. A Cerpiano le vittime sono state riunite e massacrate nell’oratorio dell’asilo dedicato all’Angelo custode il 29 settembre, festa di san Michele. A Salvaro e a Malfolle un teste ricorderà, nei giorni precedenti, “chiesate piene di gente”. La storia di intere comunità, di un mondo semplice, contadino, di “un piccolo mondo antico” e quella dei singoli individui si tinge del rosso del martirio che viene in molti casi “in singolare collegamento con l”Eucaristia”».
Secondo Dossetti, che si rifaceva a Leone Poliakov, le SS «”ricevevano una formazione dottrinaria di una consequenzialità allucinante, avevano un loro linguaggio, una loro “mistica” e un loro “rituale” solenne e meticoloso da cerimonia demoniaca […] e tutto ciò contribuiva ancor più a caratterizzare l’aspetto di grande e biecamente solenne operazione magica o meglio idolatrica di molte delle loro stragi”, compresa quella di Monte Sole nella quale non è difficile ritrovare elementi che rimandano al “rituale e al “sacrificio”, “certamente – continua il sacerdote genovese – nelle intenzioni degli autori e anche in una certa consapevolezza delle vittime”». Quindi, dopo aver accennato che in queste manifestazioni non è a tema la negazione di Dio, ma l’affermazione di un idolo, continua: «Le stragi naziste, chiarisce nel suo scritto il sacerdote, sono l’apice di quella “prostituzione idolatrica” che è “per sé inevitabilmente sempre sanguinaria”».
Nota a margine. Le parole di Dossetti illuminano il presente. Sia per mettere a fuoco la prostituzione idolatrica sanguinaria che oggi affatica il Medio oriente (e non solo); sia perché sia chiaro oggi come allora che questa perversione satanica non ha nulla a che vedere con l’Islam o altre religioni, tanto che solo cinquant’anni fa faceva strage sul nostro suolo sotto diverse spoglie. E forse, chissà, i rimandi tra l’una e l’altra manifestazione demoniaca sono più profondi di quando non appaiano.
Da ultimo: è chiaro che analizzando il terrorismo di marca jihadista si può usare dello scetticismo riguardo questi aspetti del fenomeno. Ma non tenerne conto non aiuta a comprendere né le dinamiche che muovono questi agenti del terrore né quelle di chi li usa come pedine di un gioco più grande. Loro ci credono, eccome: basta guardare i video dei cronisti decapitati, non la semplice uccisione di un ostaggio ma un sacrificio umano rituale.