23 Novembre 2016

Francesco e la Fraternità San Pio X

Francesco e la Fraternità San Pio X
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Tutti i sacerdoti hanno facoltà di assolvere il peccato di procurato aborto. Era una disposizione che Francesco aveva indicato per il Giubileo straordinario della misericordia e che ora, con la lettera apostolica Misericordia et misera, diventa disposizione duratura, con decisione che ha destato controversie.

 

Da una parte si registrano lodi anche eccessive indirizzate a Francesco, allorquando lo si dipinge come se fosse l’unico dispensatore della misericordia divina, obliando secoli e secoli nei quali la Chiesa ha dispensato tale dono di grazia della quale essa è semplice custode. La papolatria imperante è un vero flagello per la fede e per il mondo.

 

E ha dato la stura a critiche, allorquando tale decisione è sembrata avventata, ovvero banalizzante rispetto un peccato tanto grande. Dimenticando magari che esistono peccati altrettanto e ben più gravi, secondo la dottrina cristiana, che pure sono perdonati con modalità analoghe (ad esempio l’omicidio volontario, la frode sul salario degli operai – crimine più che banalizzato – e altri e più terribili).

 

E che l’anomalia era stata quella di far diventare l’aborto una sorta di super-peccato, trasformando la transitoria restrizione della facoltà di assolvere da tale peccato (prima riservato a vescovi e loro delegati), adottata per ragioni di opportunità (pure ragionevoli), in una disposizione provvisoriamente definitiva.

 

Al di là delle reazioni del popolo cristiano, che vanno registrate con il dovuto rispetto, la materia è diventata anche oggetto del solito teatrino, che vede una Chiesa progressista contrapposta a una Chiesa conservatrice.

 

Teatrino al quale ci permettiamo di sottrarci: in un mondo che non sa più cos’è la fede, fiammella che non trova più alimento come da reiterata (quanto vera) constatazione di papa Benedetto XVI, certe polemiche, pur motivate da buone e rette intenzioni, appaiono poco interessanti.

 

La conservazione o meno della fede in questo povero mondo non dipende certo dalle modalità di assoluzione del peccato di procurato aborto…

 

E però c’è un passaggio della lettera apostolica Misericordia et misera totalmente obliato nell’attuale polemica, che appare invece più che importante.

 

Nel documento, infatti, si estende oltre il periodo giubilare, e fino a nuove disposizioni, la concessione ai fedeli della Fraternità San Pio X della facoltà di ricevere «validamente e lecitamente l’assoluzione sacramentale dei loro peccati» attraverso i sacerdoti di detta comunità.

 

Si tratta anche qui di un provvedimento straordinario deciso in occasione dell’Anno Santo, che viene temporalmente esteso nella speranza di trovare una riconciliazione piena con la Fraternità stessa.

 

Nel nostro piccolo avevamo auspicato questo prolungamento allorquando tale disposizione era stata introdotta. E ci pare molto più importante dell’altra decisione, oggetto dell’attuale querelle.

 

Si tenga presente che i sacramenti amministrati dai sacerdoti della Fraternità San Pio X, pur impartiti in maniera illecita, sono comunque validi per i fedeli che vi si accostano.

 

Restava fuori la confessione, dal momento che senza la comunione con Roma essa non poteva ricevere legittimità. A Pietro, infatti, il Signore ha affidato la facoltà di sciogliere e legare sulla terra.

 

Con un provvedimento di poche righe, quindi, si è in qualche modo sanata la vertenza riguardante la Fraternità San Pio X, dal momento che da oggi tutti i sacramenti amministrati dai sacerdoti che ne fanno parte hanno validità, pur permanendo la controversia sui suoi amministratori.

 

E i sacramenti rappresentano il tesoro più grande che il Signore ha affidato alla sua Chiesa.

 

Tra Roma e la Fraternità si è fatta, quindi, l’unità sui sacramenti. Resta da sistemare il problema del raccordo tra Santa Sede e vescovi e sacerdoti della Fraternità stessa, ma ciò è questione ecclesiale, o ecclesiologica o altro e meno importante rispetto al beneficio arrecato ai membri della sua comunità (salus animarum suprema lex).

 

Bizzarro, o forse no, che tale decisione, di sicuro conforto per tantissimi fedeli, e che riguarda una comunità ecclesiale legata alla tradizione cristiana, non sia stata ritenuta di alcun interesse né dalla parte cosiddetta “conservatrice” né da quella cosiddetta “progressista”. Un “non cale” che appare significativo del teatrino.

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