I desaparecidos messicani e il vescovo che cammina insieme alle vittime
Tempo di lettura: 2 minuti«Venticinquemila. Tanti, denunciano le Ong – sono gli innocenti svaniti nel nulla nella guerra tra governo e gruppi criminali. Ora che le Nazioni Unite hanno chiesto allo Stato messicano più impegno per risolvere i casi di scomparsa. Eppure, quando nel 2009, Raúl Vera Lopez, vescovo di Saltillo, ha iniziato a documentare le prime storie di desaparecidos con il Centro Fray Juan de Larios, da lui fondato cinque anni prima, pochi erano disposti a credergli. Gli uffici del Centro si trovano al primo piano del palazzo vescovile di Saltillo. Nell’ampia stanza tappezzata dalle foto degli scomparsi, sotto lo sguardo tenero della Madonna di Guadalupe, una settantina di familiari si riunisce periodicamente. Appena quattro anni fa erano in tre. Non sapevano a chi rivolgersi, erano terrorizzati e la polizia rifiutava di ascoltarli. Così sono andati “al centro del Vescovo”». Così sull’Avvenire del 4 gennaio.
Nella stessa pagina una breve intervista al vescovo. Dice Vera Lopez: «Evangelizzare in mezzo a una spirale di violenza come quella che insanguina il Messico significa non stancarsi di gridare la verità. Una verità che ha la sua radice nell’amore dell’altro, nella giustizia, nella fratellanza. Significa camminare insieme alle vittime».
A volte ha paura il prelato: «Ma lo Spirito Santo accorre in nostro aiuto. E trasforma in forza la debolezza. Consentendoci di affidare il nostro cuore e il nostro impegno a Dio con la stessa serenità con cui Gesù ha donato la sua vita».
Nota a Margine. Ricordo bene Raúl Vera Lopez. Si era in anni altrettanto cattivi per il Messico. Allora era vescovo a San Cristóbal de las Casas e, poco prima, erano stati ammazzati una ventina di fedeli cristiani mentre pregavano in chiesa. C’era la rivolta degli zapatisti, allora, e i paramilitari imperversavano in Chiapas. Con lui, Vera Lopez, andammo un giorno per villaggi sperduti. Aveva da celebrare cresime e trovare fedeli che lo accoglievano in festa. Un ricordo lontano, ma indelebile, di quelli che segnano il cuore. Perché ne racconto? Perché quando ho letto queste righe, di un presule che cammina insieme alle vittime di una guerra feroce, mi sono ricordato quel giorno. Quel giorno in cui ho conosciuto un vescovo prediletto dal Signore. È bello constatare che questa predilezione continua in altro luogo e in altra tempesta.