Il nuovo arcivescovo di Canterbury e la finanza speculativa
Tempo di lettura: 2 minuti«Di quale pasta sia fatto il nuovo capo spirituale degli anglicani lo si era capito un giorno della scorsa estate quando il presidente della Barclays, sir David Walker, presentandosi con un certa baldanza davanti ai Lord si trovò investito da una domanda che era una sciabolata al cuore: “Ma voi banchieri perché siete così tanto avidi? Perché vi arricchite speculando coi soldi degli altri?”. Justin Welby, all’epoca era il vescovo della diocesi di Durham ed era pure uno dei rappresentanti nella Camera alta a Westminster della Chiesa d’Inghilterra. Tutti sapevano che il cinquantaseienne figlio di un commerciante di whisky nonché amico della famiglia Kennedy e di Jane Portal, una delle segretarie di Winston Churchill, aveva (e ha) il dente avvelenato con i padroni e con padrini della City.
Ma che un tipo così, nonostante gli studi a Eton e Cambridge (storia), nonostante l’educazione doc, nonostante il suo passato di perfetto “business man”, lanciasse pubblicamente la sua sfida al numero uno di un colosso del credito come Barclays, pochi pensavano che potesse accadere. E ancora meno erano quelli che, essendo vacante la cattedra di arcivescovo di Canterbury dopo l’uscita di Rowan Williams, puntavano sull’ascesa di questo signore al soglio massimo anglicano. E, invece, la Crown Nominations Commission, dopo tanto dibattere nella cristianità inglese, alla fine ha chiamato proprio lui: sarà dunque “il fustigatore” della City a comandare (dopo sua maestà, che ne è il vertice simbolico) il gregge dei fedeli». Così sul Corriere della Sera del 9 novembre. Welby, sposato e padre di cinque figli, ha un passato da manager in una compagnia petrolifera, carriera abbandonata dopo la perdita di una figlia.
Divenuto pastore «Justin Welby ha cominciato subito a predicare contro le brame della finanza allegra e ladrona, osservata tanto da vicino: in un saggio del 1997, dal titolo “L’etica dei derivati” già spiegava la struttura e l’inganno dei futures, degli swaps, dei contratti “pronti contro termine”, e concludeva: “Sono strumenti potenti, necessitano di monitoraggi severi”».
Nota a marigine. L’elezione del nuovo Primate della Comunione anglicana non è un avvenimento proprio della Chiesa cattolica. Ma abbiamo preferito inserire la notizia in questa sezione, piuttosto che in quella “mondo”. Per diversi motivi. Primo fra tutti perché la speranza che la divisioni nate nella storia della cristianità possano, prima o poi, sanarsi. È una speranza non solo nostra. Cattolica, si potrebbe dire.