Il Papa e la lavanda dei piedi: Gesù che si fa servo
Tempo di lettura: 2 minutiPubblichiamo integralmente l’omelia del Santo Padre tenuta nella celebrazione della messa in coena Domini, che si è svolta presso il Centro Santa Maria della Provvidenza della Fondazione don Gnocchi. Integralmente perché forse la cosa più bella di quest’omelia è la brevità (anche se il Papa è sempre breve in questo). Quando è evidente che le cose le fa il Signore, non c’è bisogno di molte parole.
«Abbiamo sentito quello che Gesù ha fatto, nell’Ultima Cena: è un gesto di congedo. E’ come l’eredità che ci lascia. Lui è Dio e si è fatto servo, servitore nostro. E questa è l’eredità: anche voi dovete essere servitori gli uni degli altri. E Lui ha fatto questa strada per amore: anche voi dovete amarvi ed essere servitori e nell’amore. Questa è l’eredità che ci lascia Gesù. E fa questo gesto di lavare i piedi, che è un gesto simbolico: lo facevano gli schiavi, i servi ai commensali, alla gente che veniva a pranzo, a cena perché in quel tempo le strada erano tutte di terra e quando entravano in casa era necessario lavarsi i piedi. E Gesù fa un gesto, un lavoro, un servizio di schiavo, di servo. E questo lo lascia come eredità tra noi. Noi dobbiamo essere servitori gli uni degli altri. E per questo, la Chiesa, nel giorno di oggi, che si commemora l’Ultima Cena, quando Gesù ha istituito l’Eucaristia, anche fa, nella cerimonia, questo gesto di lavare i piedi, che ci ricorda che noi dobbiamo essere servi gli uni degli altri. Adesso io farò questo gesto, ma tutti noi, nel cuore nostro, pensiamo agli altri e pensiamo nell’amore che Gesù ci dice che dobbiamo avere per gli altri, e pensiamo anche come possiamo servirle meglio, le altre persone. Perché così Gesù ha voluto da noi».