Il Papa e la maledizione di Dio contro i corrotti
Tempo di lettura: 2 minuti«Il corrotto irrita Dio e fa peccare il popolo!», ha spiegato il Papa nell’omelia della messa celebrata presso la Casa Santa Marta il 17 giugno, nella quale ha ricordato la maledizione di Dio verso i corrotti, siano essi politici, affaristi o ecclesiastici. E ha spiegato: «Sono traditori i corrotti, ma di più. La prima cosa nella definizione del corrotto è uno che ruba, uno che uccide. La seconda cosa: cosa spetta ai corrotti? Questa è la maledizione di Dio, perché hanno sfruttato gli innocenti, coloro che non possono difendersi e lo hanno fatto con i guanti bianchi, da lontano, senza sporcarsi le mani. La terza cosa: ma c’è una uscita, una porta d’uscita per i corrotti? Sì! ‘Quando sentì tali parole, Acab si stracciò le vesti, indossò un sacco sul suo corpo e digiunò. Si coricava con il sacco e camminava a testa bassa. Cominciò a fare penitenza». La richiesta di perdono, quindi, è la «porta di uscita» anche per chi ha commesso questo tipo di peccati.
Allo stesso tempo, data anche la gravità del peccato, il Papa ha ammonito a non accusare senza averne le prove e «a chiedere perdono per loro e che il Signore gli dia la grazia di pentirsi, che non muoiano con il cuore corrotto».
Nota a margine. Va da sé che ci sono vari tipi di corruzione oltre a quelli che normalmente popolano le cronache dei giornali. Per fare un esempio banale, quanti alimentano con pervicacia guerre sanguinose, pur se non intascano mazzette (non risulta ne intascasse Hitler), hanno un cuore ben più corrotto dei politici “tangentari”. C’è un modo per essere conniventi con i costruttori di guerra, quello di dare informazioni propagandistiche, smaccatamente false; quanto accade normalmente, per esempio, riguardo la guerra siriana da diversi anni. Ad opera di quei giornali che usano le parole che il Papa rivolge contro i corrotti (non è la prima volta) come clava per denunciare la corruzione altrui… Bizzarrie della vita.