17 Aprile 2013

Il Papa: Gesù, il nostro avvocato che ci attende e ci perdona

Il Papa: Gesù, il nostro avvocato che ci attende e ci perdona
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«Nel Credo troviamo l’affermazione che Gesù “è salito al cielo, siede alla destra del Padre”. La vita terrena di Gesù culmina con l’evento dell’Ascensione, quando cioè Egli passa da questo mondo al Padre ed è innalzato alla sua destra. Qual è il significato di questo avvenimento? Quali ne sono le conseguenze per la nostra vita?». «Come afferma san Giovanni nella sua Prima Lettera Egli è il nostro avvocato». Così papa Francesco nell’udienza generale di mercoledì 17 aprile. Poi, aggiungendo a braccio: «Ma che bello sentire questo, no? Quando uno è chiamato dal giudice… la prima cosa che fa è cercare un avvocato perché lo difenda. Noi ne abbiamo uno, che ci difende sempre», «dalle insidie del diavolo […] da noi stessi, dai nostri peccati!»; «abbiamo questo avvocato: non abbiamo paura di andare da Lui a chiedere perdono, a chiedere benedizione, a chiedere misericordia! Lui ci perdona sempre, è il nostro avvocato: ci difende sempre! Non dimenticate questo!». Proseguendo, ha poi osservato: «L’Ascensione di Gesù al Cielo ci fa conoscere allora questa realtà così consolante per il nostro cammino: in Cristo, vero Dio e vero uomo, la nostra umanità è stata portata presso Dio; Lui ci ha aperto il passaggio; Lui è come un capo cordata quando si scala una montagna, che è giunto alla cima e ci attira a sé conducendoci a Dio». «San Luca – ricorda ancora il Papa – narra il fatto dell’Ascensione anche all’inizio degli Atti degli Apostoli, per sottolineare che questo evento è come l’anello che aggancia e collega la vita terrena di Gesù a quella della Chiesa». «L’Ascensione non indica l’assenza di Gesù, ma ci dice che Egli è vivo […] non è più in un preciso posto del mondo […] ora è nella signoria di Dio, presente in ogni spazio e tempo, vicino ad ognuno di noi. Nella nostra vita non siamo mai soli: abbiamo questo avvocato che ci attende, che ci difende»; e infine, «con noi ci sono tanti fratelli e sorelle che nel silenzio e nel nascondimento, nella loro vita di famiglia e di lavoro, nei loro problemi e difficoltà, nelle loro gioie e speranze, vivono quotidianamente la fede e portano, insieme a noi, al mondo la signoria dell’amore di Dio».

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