Il Papa: il cielo comincia qui
Tempo di lettura: 2 minutiNell’omelia della messa celebrata presso la Casa santa Marta il 9 giugno, papa Francesco ha preso spunto dalla lettera di san Paolo ai Corinzi, nella quale l’apostolo si vanta della predilezione del Signore verso di lui, per accennare al tema dell’identità cristiana, attraverso la quale si manifesta la testimonianza di Gesù. Una testimonianza che non deve conoscere ambiguità, ovvero non deve cedere alla «mondanità».
Continua il Papa: «Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo annunciato tra voi, non fu “sì” e “no”: in Lui vi fu il “sì”». Allora «la nostra identità è proprio nell’imitare, nel seguire questo Cristo Gesù, che è il “sì” di Dio verso di noi».
Ma Francesco sa, sano realismo cristiano, che «c’è il peccato», e spiega che «il peccato ci fa cadere, ma noi abbiamo la forza del Signore per alzarci e andare avanti con la nostra identità»
. Anzi, ha aggiunto, «io direi anche che il peccato è parte della nostra identità: siamo peccatori, ma peccatori con la fede in Gesù Cristo».
E ancora: «Il problema è essere fedele a quest’identità cristiana e lasciare che lo Spirito Santo, che è proprio la garanzia, il pegno nel nostro cuore, ci porti avanti nella vita».
«Siamo persone che non andiamo dietro a una filosofia» ha proseguito Francesco, perché «abbiamo un dono, che è la nostra identità: siamo unti, abbiamo impresso in noi il sigillo e abbiamo dentro di noi la garanzia, la garanzia dello Spirito […] il Cielo incomincia qui, è un’identità bella che si fa vedere nella testimonianza».
Interessante l’accenno (vedi anche in Postille) a «quelli che sempre hanno bisogno di novità dell’identità cristiana: hanno dimenticato che sono stati scelti, unti, che hanno la garanzia dello Spirito, e cercano: “Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna ci manderà alle quattro del pomeriggio?”. Per esempio, no? E vivono di questo». E ha stigmatizzato «Questa non è identità cristiana. L’ultima parola di Dio si chiama “Gesù” e niente di più».