Il Papa: prepararsi alla morte stando vicino a Gesù, con la preghiera, i sacramenti e la carità
Tempo di lettura: 2 minutiLa morte e la paura della stessa, questo il tema della riflessione di Papa Francesco nell’Udienza generale del 27 novembre. La morte viene esorcizzata, ha ricordato il Papa, obliterata, perché con questa finisce la vita: questo è proprio dell’ateo e di quell’ateismo pratico di quanti vivono «per le cose terrene», per «i propri interessi». Invece, ha affermato: «Se la mia vita è stata un cammino con il Signore, di fiducia nella sua immensa misericordia, sarò preparato ad accettare il momento ultimo della mia esistenza terrena come il definitivo abbandono confidente nelle sue mani accoglienti, in attesa di contemplare faccia a faccia il suo volto».
«E per questo – ha aggiunto – c’è una via sicura: prepararsi bene alla morte, stando vicino a Gesù: quella è la sicurezza. Io mi preparo alla morte stando vicino a Gesù. E come si sta vicino a Gesù? Con la preghiera, nei Sacramenti e anche nella pratica della carità. Ricordiamo che Lui è presente nei più deboli e bisognosi. Lui stesso si è identificato con loro, nella famosa parabola del giudizio finale, quando dice: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi… Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,35-36.40). Pertanto, una via sicura è recuperare il senso della carità cristiana e della condivisione fraterna, prenderci cura delle piaghe corporali e spirituali del nostro prossimo».
«Chi pratica la misericordia non teme la morte. Pensate bene a questo! Chi pratica la misericordia non teme la morte. Siete d’accordo? Lo diciamo insieme per non dimenticarlo: “Chi pratica la misericordia non teme la morte!”. Un’altra volta: “Chi pratica la misericordia non teme la morte!”. E perché non teme la morte? Perché la guarda in faccia nelle ferite dei fratelli, e la supera con l’amore di Gesù Cristo. Se apriremo la porta della nostra vita e del nostro cuore ai fratelli più piccoli, allora anche la nostra morte diventerà una porta che ci introdurrà al cielo, alla patria beata, verso cui siamo diretti, anelando di dimorare per sempre con il nostro Padre Dio, con Gesù, con la Madonna e con i santi».