Il Papa: quando il pastore si impadronisce della vigna del Signore
Tempo di lettura: 2 minutiIl Signore, nell’immagine poetica propria dall’antico Testamento, ha piantato e curato la Sua vigna, ma «il sogno di Dio viene frustrato»: la vigna di Dio, dice il profeta Isaia «ha prodotto acini acerbi». «sangue» e «oppressione» dove si attendeva «giustizia» e «rettitudine».
E l’immagine della vigna torna nel nuovo Testamento, nella parabola dei vignaioli, che «non fanno il loro lavoro, ma pensano ai loro interessi». Queste immagini, riproposte dalla liturgia di domenica 5 ottobre, sono state usate dal Papa nell’omelia della messa dell’apertura del Sinodo straordinario sulla Famiglia per chiedere ai pastori di non ripetere l’errore descritto nel Vangelo.
Quei contadini, infatti, «si sono impadroniti della vigna», e per la «cupidigia e superbia» perseguono i loro interessi, «così tolgono a Dio la possibilità di realizzare il suo sogno sul popolo che si è scelto».
Una tentazione «sempre presente» quella della «cupidigia di denaro e di potere», per saziare la quale «i cattivi pastori caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili che loro non muovono neppure con un dito», come da accusa di Gesù ai farisei.
«Le Assemblee sinodali – ha proseguito il Papa – non servono per discutere idee belle e originali, o per vedere chi è più intelligente… Servono per coltivare e custodire meglio la vigna del Signore, per cooperare al suo sogno, al suo progetto d’amore sul suo popolo».
«Noi siamo tutti peccatori», ha aggiunto, e può capitare la tentazione di «impadronirci” della vigna». «Noi possiamo “frustrare” il sogno di Dio se non ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo». E lo Spirito santo, ha concluso, dà «la saggezza che va oltre la scienza, per lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività».