Il Patriarca dei maroniti: l'attentato a Damasco contro la pace e gli effetti gioiosi della visita del Papa
Tempo di lettura: 2 minuti«Siamo la dimostrazione che si può vivere in pace. Il modello libanese ha fatto dello scambio fra una pluralità di gruppi etnici e religiosi differenti il suo punto di forza. Il Libano è un fattore di equilibrio per la regione. Al contempo, però, l’instabilità dell’area si ripercuote su di noi con particolare durezza. Abbiamo un detto: i conflitti vengono concepiti fuori dal Libano, ma partoriti al suo interno. Significa che, storicamente, ogni turbolenza nell’area arriva a Beirut. È accaduto con il conflitto israelo-palestinese. E ora con la crisi siriana. Lo dimostra l’attentato di venerdì. Un atto criminale contro la pace e gli effetti gioiosi della visita del Papa». Così sua Beatitudine Bechara Rai, patriarca di Antiochia dei maroniti, in un’intervista all’Avvenire del 21 ottobre, commenta l’attentato in cui ha perso la vita il capo dei servizi segreti libanesi Wissan al Hassan, avvenuto a Beirut il 19 ottobre. Nell’intervista anche un accenno alla guerra civile siriana: «Noi libanesi crediamo con convinzione che i Paesi arabi hanno diritto a democrazia e riforme. Queste, però, non si ottengono con la violenza. Purtroppo, in Siria ci sono molti interessi esterni in gioco. Questi alimentano gli scontri».
Infine, interpellato sulla visita di Benedetto XVI in Libano del settembre scorso, il Patriarca ha risposto: «È stato un momento di grande gioia. Ci ha dato speranza. E ha permesso al Libano di tornare al centro della ribalta internazionale per un evento positivo. L’intera nazione ha accolto Benedetto XVI. Per le strade a far festa c’era anche Hezbollah (il partito in cui si riconoscono gli islamici sciiti, che ha una propria milizia ed è legato all’Iran e a Damasco, ndr). Un tale calore popolare e spontaneo ha sorpreso e commosso lo stesso Papa».