Il segretario della Cei e la tragedia irachena
Tempo di lettura: < 1 minuteTante opzioni in Iraq, funestato dal terrore dell’Isis, lo spiega il segretario della Conferenza episcopale italiana al Corriere della Sera Nunzio Galantino del 15 agosto: c’è «chi dimentica l’insegnamento della storia e preme per combattere una nuova guerra contro il cosiddetto Califfato dell’Isis: ma la democrazia non si esporta con le armi, e bisogna vedere se quel nostro concetto coincide con le aspirazioni locali. C’è la scelta degli Stati Uniti con i bombardamenti selettivi. C’è un tipo di fondamentalismo, ahimè, anche qui in Occidente che vorrebbe cogliere l’occasione per distruggere ogni dialogo col mondo musulmano, quasi che la convivenza fosse impossibile, paventando addirittura un’Europa già conquistata. E c’è chi spinge per un sostegno a Israele, ritenuto l’unico contrappeso nell’area, dimenticando le ragioni palestinesi. Ma se non si sostiene il governo iracheno e l’unità dell’Iraq, se si lascia spazio alla sua frammentazione in tre Stati, davvero i cristiani saranno condannati a sparire dall’area. Invece hanno il diritto di restare dove sono nati e vissuti per secoli».