Papa Fracesco, le lamentele e la speranza
Tempo di lettura: < 1 minuteLe lamentele, «anche quelle contro noi stessi, quando tutto ci appare amaro», «sono cattive» perché «ci tolgono la speranza». Così papa Francesco nell’omelia del 3 aprile, durante la messa nella cappella della Domus Sanctae Marthae, commentando l’episodio dei discepoli di Emmaus. I discepoli, ha detto il Papa, dopo la morte del Maestro «pensarono fosse bene andarsene dalla città. Ma, poveretti parlavano sempre di quello, no? e si lamentavano». Si ripiegavano su loro stessi. «Noi avevamo avuto tanta speranza, ma tutto è fallito», pensavano. «Cucinavano la loro vita nel succo delle loro lamentele, e andavano avanti così». «Io penso — ha continuato il pontefice — tante volte che anche noi, quando succedono cose difficili, anche quando ci visita la Croce, corriamo questo pericolo di rinchiuderci nelle lamentele». Fu così anche per i discepoli. E «Gesù cosa faceva? Ebbe pazienza nei loro confronti. Prima li ascolta, poi spiega loro lentamente. E poi, alla fine, si fa vedere». La Sua presenza si è resa evidente «quando ha spezzato il pane». «Siamo sicuri, siamo sicuri — ha concluso il vescovo di Roma — che il Signore mai ci abbandona: sempre è con noi, anche nel momento difficile. E non cerchiamo rifugio nelle lamentele: ci fanno male al cuore».
La sintesi dell’omelia è stata pubblicata sull’ Osservatore Romano del 4 aprile.