Papa Francesco e la maldicenza
Tempo di lettura: 2 minutiParlare male e giudicare il prossimo: questo il tema dell’omelia di Papa Francesco durante la messa del 13 settembre in Casa Santa Marta. «Il Signore – ha spiegato il Pontefice – non fa, su questo, tante parole. Poi dirà, più avanti, che quello che ha nel suo cuore un po’ d’odio contro il fratello è un omicida… Anche l’Apostolo Giovanni, nella sua prima Lettera, lo dice, chiaro: colui che odia suo fratello, cammina nelle tenebre; chi giudica il fratello, cammina nelle tenebre». Quando «giudichiamo i nostri fratelli nel nostro cuore – ha proseguito – e peggio, quando ne parliamo di questo con gli altri siamo cristiani omicidi»: «Non lo dico io, eh?, lo dice il Signore. E su questo punto, non c’è posto per le sfumature […]. E noi, ogni volta che lo facciamo, imitiamo quel gesto di Caino, il primo omicida della Storia». In questo momento di guerra in cui si chiede la pace «è necessario un gesto di conversione nostro». «Non ci sono chiacchiere innocenti»: la lingua, ha detto riprendendo l’apostolo Giacomo, è per lodare Dio, ma quando «la usiamo per parlare male del fratello o della sorella, la usiamo per uccidere […] l’immagine di Dio nel fratello». Qualcuno, ha spiegato, potrebbe dire che una persona meriti le chiacchiere; ma in questo caso, ha esortato: «“vai, prega per lui! Vai, fai penitenza per lei! E poi, se è necessario, parla a quella persona che può rimediare al problema. Ma non dirlo a tutti!”. Paolo è stato un peccatore forte, e dice di se stesso: “Prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia”. Forse nessuno di noi bestemmia – forse. Ma se qualcuno di noi chiacchiera, certamente è un persecutore e un violento. Chiediamo per noi, per la Chiesa tutta, la grazia della conversione dalla criminalità delle chiacchiere all’amore, all’umiltà, alla mitezza, alla mansuetudine, alla magnanimità dell’amore verso il prossimo».