Il Papa e l'umiltà di riconoscersi peccatori che allarga il cuore
Tempo di lettura: 2 minutiNell’omelia della messa celebrata presso la casa santa Marta il 17 marzo il Papa ha commentato la frase di Gesù: «Siate misericordiosi come io sono misericordioso», spiegando che per essere misericordiosi occorre anzitutto riconoscere che siamo poveri peccatori: «E’ vero, nessuno di noi ha ammazzato nessuno, ma tante piccole cose, tanti peccati quotidiani, di tutti i giorni… E quando uno pensa: “Ma che cosa, ma che cuore piccolino: ho fatto questo contro il Signore!”. E vergognarsi! Vergognarsi davanti a Dio e questa vergogna è una grazia: è la grazia di essere peccatori. “Io sono peccatore e mi vergogno davanti a Te e ti chiedo il perdono”. E’ semplice, ma è tanto difficile dire: “Io ho peccato”». Anche perché, ha spiegato il Papa, spesso ci giustifichiamo, scaricando il peccato sugli altri, come fecero Adamo ed Eva: «Forse l’altro mi ha aiutato, ha facilitato la strada per farlo, ma lo ho fatto io! Se noi facciamo questo, quante cose buone ci saranno, perché saremo umili!». E questo umile riconoscimento di essere dei poveri peccatori rende misericordiosi, perché «sentiamo su di noi la misericordia di Dio».
Un atteggiamento che evita anche il giudizio sugli altri, come dice il Vangelo: «Non giudicate e non sarete giudicati! Non condannate e non sarete condannati! Perdonate e sarete perdonati! Date e vi sarà dato!». Questa generosità del cuore attira una sovrabbondanza di grazia dal Signore: «Se tu hai il cuore largo, grande, puoi ricevere di più».
Un cuore grande e generoso «non condanna, ma perdona, dimentica», perché «Dio ha dimenticato i miei peccati; Dio ha perdonato i miei peccati. Allargare il cuore. Questo è bello!».
Quando si è misericordiosi, ha ripetuto Francesco, si ha un cuore «largo»; un uomo e una donna che hanno questo cuore «scusano gli altri e pensano ai loro peccati. “Ma hai visto cosa ha fatto questo?”. “Ma io ne ho abbastanza con quello che ho fatto io e non mi immischio!”. Questo è il cammino della misericordia che dobbiamo chiedere».