Pio X e l'elemosina di un povero papa
Tempo di lettura: 2 minutiUn inedito ritratto di Pio X, noto alle cronache per il contrasto al modernismo, appare sull’Osservatore romano dell’8-9 settembre (Lucio Bonora, La lezione di un povero prete). Pastore che «conosceva per diretta esperienza le chiese parrocchiali dove la povera gente cercava aiuto e sostegno, un vescovo che passava molto tempo nelle canoniche dove i preti condividevano la vita della povera gente»; era «semplice, spontaneo, immediato quasi fuori del ruolo in quel che restava della corte pontificia»; aveva il dono della parola, tanto che in una cronaca del tempo si legge: «vedemmo il popolo di Roma e del suburbio accorrere per ascoltarlo e commentare il Vangelo festivo e piangere nel sentirlo».
Ma un tratto particolare di Papa Sarto, non santo come spiegava a chi lo appellava in questo modo, era la carità. Così conclude l’articolo dell’Osservatore: «Lui che come Papa aveva ereditato un immenso buco nero nelle finanze, tale da assorbire tutte le offerte che l’obolo gli forniva, stese ovunque le sue elemosine per sostenere famiglie in difficoltà, soccorrere parrocchie che mancavano di denaro per le proprie opere, aiutare operai disoccupati, artisti sul lastrico, bambini che gli inviavano le loro preghiere e gli raccontavano dei loro fratelli, suore che affidavano al Papa asili stracolmi di piccoli a cui cercavano di dare educazione, gioria di vivere e quel pasto abbondante che a casa spesso non riuscivano a ricevere […] A un prete di Treviso ricorso a lui per un aiuto (fra le centinaia di richieste che riceveva), Pio X rispose che non era “il Santo Padre” a mandargli il denaro che gli occorreva, “ma un fratello, che vivendo di elemosine dispensa ai poveri quello che le sue circostanze gli permettono».