Un giardino di rose nel cuore del mistero del Male che abita in Siria
Tempo di lettura: 2 minutiL’Avvenire del 23 ottobre ha pubblicato una lettera giunta da un monastero trappista in Siria. Ne riportiamo ampi stralci: «Pregare per tutti. Vivere la nostra vita monastica qui, in Siria, oggi è avere nel cuore e nella preghiera i civili, cristiani e musulmani, da qualunque parte stiano; le autorità politiche religiose; i militari e persino i mercenari, nella loro cieca illusione di combattere per Dio. Persino i grandi responsabili di questa tragedia, quelli che stanno dietro le quinte e giocano con la vita e il destino di un’intera nazione. Non perché “siamo buone” o “sappiamo come stanno in verità le cose”. Ma pregare perché ci si trova davanti al mistero del Male, così evidente, palpabile, feroce, menzognero (…).
Continuando la nostra vita quotidiana – fatta di preghiera, lavoro nei campi, meditazione della Parola, ascolto e accoglienza – cerchiamo di restare fedeli alla verità che è la presenza di Dio, dell’Emmanuele, qui e oggi. Diamo lavoro a qualcuno del villaggio… cerchiamo di dare speranza, impegnandoci per la bellezza del luogo… le rose che crescono nel nostro giardino, segno della benevolenza di Dio, un sorriso a chi soffre, un silenzio attento a chi porta un dolore. Sperare per tutti. Sperare la libertà vera (…).
In Siria eravamo liberi, ciascuno di credere e di vivere della sua fede, gli uni accanto agli altri. Oggi la paura, la vendetta, la rabbia, il dolore, rischiano di creare fratture senza ritorno. Rendiamo grazie, ogni volta che sentiamo la gente colpita (cristiani, musulmani) manifestare un’indefettibile speranza: “Distruggono? Noi ricostruiremo”. “Questa non è la fede, questo non è l’Islam”. Parole pronunciate nelle piazze dove sono scoppiati ordigni devastanti. Si fanno incontri, nelle città, fra tutte le componenti. Si parla, si discute, si prega insieme. Si cerca la pace. La si chiede a Dio: la pace dei cuori e delle coscienze; la pace del perdono e della verità. La pace dei figli davanti a un solo Padre».