Vaticano e Cina: il dialogo al di là della facciata
Tempo di lettura: 2 minutiTensione tra Santa Sede e Cina a causa della nomina del reverendo Giuseppe Yue Fusheng a vescovo di Harbin, ordinato senza mandato pontificio. Il 9 luglio, sul Corriere della Sera, Alberto Melloni commenta così la vicenda: «Sarebbe sbagliato isolare la tensione esplosa fra Cina e Vaticano in questi giorni (in concomitanza con la visita del ministro Ornaghi a Pechino), fermandosi ai toni duri e amarissimi dei due comunicati contrapposti. Nel suo, Propaganda Fide ha stigmatizzato l’annuncio di nuove consacrazioni illecite, ha deplorato le divisioni che innesca e ha spiegato che Yue Fusheng, futuro vescovo di Harbin, “è stato informato da tempo” del fatto che la sua ordinazione non sarà riconosciuta. Il che vuol dire che ciò che accade è il frutto d’una fiducia insufficiente o non corrisposta. Dal canto suo il Sara, cioè l’Amministrazione statale per gli affari religiosi, ha replicato ribadendo che Yue Fusheng e Ma Daqin saranno ordinati ad Harbin e Shanghai, ha rivendicato il ruolo dei 190 vescovi ordinati senza mandato papale e ha comunicato che questa pratica (audacemente definita come una espressione di “libertà religiosa”) continuerà, ma solo “fino al raggiungimento dell’accordo fra le due parti”. Il che vuol dire che l’obiettivo è quello (grazie a Dio) di raggiungere un accordo. Come ai tempi dell’Ostpolitik, il tono della voce non decide mai un dialogo fra sordi, se si intravede un tessuto di obiettivi condivisi, a dispetto dei teorici di un bellum perpetuum, che non sono rari, ma nemmeno egemoni, ad entrambe le estremità di questo filo di seta». Titolo dell’articolo: Cina e Vaticano, volontà di dialogo. I toni duri sono una facciata.