Immacolata
Tempo di lettura: 4 minutiIl 2 marzo 1848, Aquerò, era la tredicesima volta che si manifestava a Bernardette in quella grotta di Lourdes, chiede alla fanciulla che riferisse ai sacerdoti di costruire una cappella in suo onore.
Bernardette lo va subito a dire all’abate Peyramale, parroco di Lourdes, che però rimane nel suo scetticismo: che la signora facesse fiorire, in pieno inverno, il roseto che stava alla grotta, Una richiesta precisa, una pretesa. E poi vuole sapere il nome della donna che si incontra con la bambina; che dicesse una buona volta come si chiamava, forse stanco della definizione che ne dava Bernardette che continuava a chiamarla con un banale Aquerò, “quella cosa là” in dialetto locale, l’unico che la fanciulla parlasse.
Così il giorno dopo, quando Bernardette torna alla grotta, ci prova. Ma non riceve risposta, solo un bellissimo sorriso.
Riferisce all’abate, che ne è infastidito. «Allora mi disse che si prendeva gioco di me e che farei bene a non più ritornarci; ma io non potevo impedirmi di andarci». Ricorda Bernardette.
E il giorno dopo, altra apparizione, Aquerò rimane nel suo stupendo silenzio.
Sono passati giorni da allora. È il 25 marzo quando Bernardette sente il bisogno di tornare alla grotta. È la festa della Madonna quel giorno, festa dell’Annunciazione.
Aquerò torna a mostrarsi, la fanciulla allora le chiede il nome, come da richiesta del parroco. Aquerò si limita a sorridere, come l’altra volta. Bernardette allora ripete la richiesta un’altra volta; e un’altra volta ancora.
Ricorda la fanciulla: «Sorrideva sempre. Infine mi azzardai una quarta volta. Allora, tenendo le due braccia aperte, alzò gli occhi guardando il cielo, poi mi disse, giungendo le mani all’altezza del petto: “Que soy era Immaculada Councepciou”. Sono le ultime parole che mi ha rivolto. Aveva gli occhi azzurri…».
Que soy era a Immaculada Councepciou, dialetto locale, che voleva dire: “Io sono l’Immacolata concezione”.
La ragazzina corre dal curato. «Que soy era Immaculada Councepciou», dice tutto d’un fiato.
Peyramale la rimprovera: «Piccola orgogliosa. Tu sei l’Immacolata concezione?».
«Aquerò ha detto Que soy era Immaculada Councepciou».
«Una signora non può portare quel nome! Tu m’inganni! Sai cosa vuol dire?»
No, Bernadette non lo sa proprio.
«Allora come puoi dirlo se non hai capito?»
«L’ho ripetuto per tutta la strada».
In questo modo, in quel 25 marzo del 1858, il Signore veniva a confermare, tramite la sua creatura prediletta (“Termine fisso d’etterno consiglio”, recita la preghiera alla Vergine di Dante Alighieri) e una povera bambina francese (insignificante per il mondo ma non per Dio), il dogma dell’Immacolata concezione, proclamato l’8 dicembre di quattro anni prima da Pio IX tramite la Costituzione apostolica Ineffabilis Deus.
Bello, tra l’altro, che queste siano le ultime parole che la Madonna rivolge alla fanciulla. Null’altro da aggiungere.
Di seguito riportiamo tre stralci della Ineffabilis Deus (i neretti ovviamente sono nostri):
Dio ineffabile, le vie del quale sono la misericordia e la verità; Dio, la cui volontà è onnipotente e la cui sapienza abbraccia con forza il primo e l’ultimo confine dell’universo e regge ogni cosa con dolcezza, previde fin da tutta l’eternità la tristissima rovina dell’intero genere umano, che sarebbe derivata dal peccato di Adamo. Avendo quindi deciso, in un disegno misterioso nascosto dai secoli, di portare a compimento l’opera primitiva della sua bontà, con un mistero ancora più profondo – l’incarnazione del Verbo – affinché l’uomo (indotto al peccato dalla perfida malizia del diavolo) non andasse perduto, in contrasto con il suo proposito d’amore, e affinché venisse recuperato felicemente ciò che sarebbe caduto con il primo Adamo, fin dall’inizio e prima dei secoli scelse e dispose che al Figlio suo Unigenito fosse assicurata una Madre dalla quale Egli, fatto carne, sarebbe nato nella felice pienezza dei tempi. E tale Madre circondò di tanto amore, preferendola a tutte le creature, da compiacersi in Lei sola con un atto di esclusiva benevolenza. Per questo, attingendo dal tesoro della divinità, la ricolmò – assai più di tutti gli spiriti angelici e di tutti i santi – dell’abbondanza di tutti i doni celesti in modo tanto straordinario, perché Ella, sempre libera da ogni macchia di peccato, tutta bella e perfetta, mostrasse quella perfezione di innocenza e di santità da non poterne concepire una maggiore dopo Dio.
… dichiariamo, affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli.
… Ascoltino queste Nostre parole tutti i carissimi figli della Chiesa Cattolica e, con un ancor più convinto desiderio di pietà, di devozione e di amore, continuino ad onorare, ad invocare e a supplicare la beatissima Vergine Maria, Madre di Dio, concepita senza peccato originale, e si rifugino, con piena fiducia, presso questa dolcissima Madre di misericordia e di grazia in ogni momento di pericolo, di difficoltà, di bisogno e di trepidazione. Sotto la sua guida, la sua protezione, la sua benevolenza, il suo patrocinio, non vi può essere motivo né di paura, né di disperazione, perché, nutrendo per noi un profondo sentimento materno e avendo a cuore la nostra salvezza, abbraccia con il suo amore tutto il genere umano. Essendo stata costituita dal Signore Regina del Cielo e della terra, e innalzata al di sopra di tutti i Cori degli Angeli e delle schiere dei Santi, sta alla destra del suo Figlio Unigenito, Signore Nostro Gesù Cristo e intercede con tutta l’efficacia delle sue materne preghiere: ottiene ciò che chiede e non può restare inascoltata.