La Piccola Via: il miracolo di santa Teresina
Tempo di lettura: 3 minutiOggi ricorre l’anniversario di un piccolo miracolo. Tanto piccolo da risultare forse trascurabile rispetto ad altri ben più eclatanti. E però val la pena ricordarlo: si tratta di un miracolo compiuto da santa Teresina al quale è legata la conferma della via alla santità da lei indicata. Quella Piccola Via così cara al cuore dei cristiani, che non abbisogna di sforzi sovraumani né di ascesi mistiche o particolari capacità (di volontà o intellettuali), ma di un cuore bambino.
Pubblichiamo la lettera di madre Maria Carmela del Cuore di Gesù (del Carmelo di Gallipoli) che lo racconta in una missiva indirizzata alla sorella della santa.
Carmelo di Gallipoli, 25 febbraio 1910
Molto reverenda madre Agnese di Gesù,
[…] La notte precedente al giorno 16 gennaio del corrente anno, la passai un po’ male con delle sofferenze fisiche; suonavano le tre ore e, quasi spossata, mi sollevai un po’ sul letto come per rinfrescarmi e mi addormentai. Nel sogno stesso, mi sembrò di sentirmi toccare da una mano che tirando su la coperta mi copriva con amorevolezza.
Credetti che una mia suora fosse venuta a prestarmi la carità, e senza aprire gli occhi dissi: “Lasciami, non mi sventolare, vado [sono] tutta sudata, questa non è cosa buona, sento proprio mancarmi la vita”. Allora una voce sconosciuta mi disse: “No, figlia mia, è cosa buona né ti leva vita”. Continuando a coprirmi e sorridendo proseguì: “Senti, il Signore si serve dei Celesti come dei terrestri, queste sono cinquecento lire con le quali pagherai il debito di comunità”.
E avendole io risposto che il debito di comunità era di trecento lire riprese: “Vuol dire che le altre resteranno in più, intanto tu non puoi tenerle in cella, vieni con me.
Io senza rispondere pensavo: “Come faccio a levarmi tutta sudata?”. E immediatamente penetrando nel mio pensiero soggiunse sorridendo: “Succederà la bilocazione”.
E già mi trovai fuori cella in compagnia di una giovane suora carmelitana, dalle cui vesti e dal cui velo traspariva una luce di Paradiso che ci serviva di scorta. Mi condusse giù nella stanza della ruota, mi fece aprire una cassettina ove vi era la nota del debito di comunità e mi consegnò le cinquecento lire.
Io la guardai con gioconda meraviglia e mi prostrai in atto di ringraziarla dicendole: Santa Madre mia! Ma sollevandomi e accarezzandomi con affetto riprese: “No, figlia mia, non sono la nostra Santa Madre, sono invece, la serva di Dio suor Teresa di Lisieux…! Oggi festa in Cielo, festa in terra!… essendo il Nome di Gesù!”
Io commossa, sbalordita, né sapendo che dire, più col cuore che con le labbra dissi: Mamma mia! queste continue violenze… né potetti più proseguire! Allora la Celeste Suora posandomi la mano sul mio velo come per aggiustarlo e con una carezza fraterna si allontanava lentamente. Aspettate, le dissi io, potreste sbagliare la via. E con un sorriso angelico mi rispose: “No, no, figlia mia, la mia via è sicura né l’ho sbagliata!”
Mi svegliai, mi sentivo un po’ troppo affaticata, ma facendomi forza mi levai, andai al Coro, alla Santa Comunione, ecc…
Le suore mi guardavano e, vedendomi mal ridotta, volevano assolutamente chiamare il medico. Passai dalla sagrestia e trovando le due sagrestane che assolutamente volevano farmi andare a letto e chiamare il medico, per evitare tutto questo dissi loro che l’impressione di un sogno mi aveva un po’ scossa, e lo raccontai loro con tutta ingenuità.
Queste due suore mi obbligavano d’andare ad aprire la cassettina, ma io risposi loro che non bisogna dar credenza ai sogni essendo anche peccato. Ma la loro insistenza fu tale che per pura compiacenza andai alla ruota, aprii la cassettina e… trovai realmente la somma miracolosa di cinquecento lire!
Lascio alla sua considerazione il resto!