San Giuseppe a Cotignac
Tempo di lettura: 4 minutiCotignac, in Francia, è un paese della Provenza. Uno dei tanti, niente di particolare: monti, valli, e macchia mediterranea. Ma in questo fazzoletto di mondo è accaduto qualcosa di alquanto insolito, ovvero l’apparizione di san Giuseppe a un pastore locale. L’unica apparizione di san Giuseppe che la Chiesa ha riconosciuto.
Non che non si fossero mai registrate nella storia della cristianità sue apparizioni, ma mai singolarmente. Qui, a Cotignac, il Signore ha voluto che fosse lui soltanto ad apparire a un ragazzo, come a voler indicare nella sua figura il terminale di una devozione tutta particolare.
Nel 1519, sempre in questo angolo di terra, era già apparsa la Madonna, con in grembo il bambino Gesù, con accanto l’Arcangelo Michele e san Bernardo. Un’apparizione che ebbe grande eco e che presto indusse i fedeli a edificare sul luogo un santuario dedicato a Santa Maria delle Grazie, meta di pellegrinaggi provenienti dalla zona circostante e oltre.
Un secolo dopo, la remota landa di Cotignac conosce un’altra apparizione soprannaturale, quella dello sposo di Maria. Siamo nel 1660 e un pastore di 22 anni, Gaspard Ricard, porta le sue pecore sul monte Bessilion, versante Est.
La giornata è particolarmente calda e verso le tredici il solleone incendia la terra. Il giovane è stanco e si stende sul terreno, la gola riarsa dall’afa. È assetato e nei pressi non c’è modo di spegnere la sete. Ma ecco che accanto a lui arriva d’improvviso un uomo anziano dalla statura imponente, che gli indica un masso e dice: «Io sono Giuseppe, sollevalo e berrai».
Gaspard è sconcertato non solo dalla figura che gli si è approssimata, ma anche dello strano invito: il sasso indicato, infatti, è molto pesante; troppo per sue le forze. Le cronache riportano, senza specificare se si tratta di una considerazione del giovane o di una constatazione successiva ai fatti, che per sollevare quella pietra sarebbe stata necessaria la forza di otto uomini.
L’uomo accanto a Gaspard evidentemente nota la sua esitazione e ripete l’invito, che stavolta suona come un ordine alle orecchie del giovane. Il pastore si scuote, vince le sue umane perplessità e mette mano alla pietra.
Il masso si solleva con facilità sconcertante. Le cronache non si soffermano sullo stato d’animo di Gaspard, che certo mentre compie questa operazione si deve essere meravigliato non poco della facilità con la quale il masso viene via.
Come deve essersi meravigliato non poco della scoperta, sotto quella pietra, di una fonte d’acqua, proprio come gli aveva detto l’uomo che si era presentato come Giuseppe.
Il racconto spiega soltanto che il ragazzo beve avidamente a quella sorgente inusitata e si ristora. Solo dopo si volta verso l’uomo, forse per ringraziarlo, forse per capire meglio il senso di quanto gli era accaduto. Ma Giuseppe, discreto come al solito, non c’è più.
Rocard si precipita al paese a raccontare quanto accaduto. Alcuni dei paesani, incuriositi dalle sue parole, tornano con lui su quel monte.
Giunti sul luogo dell’apparizione restano a bocca aperta a guardare una nuova, abbondante, sorgente d’acqua, laddove sorgenti non c’erano mai state.
Da allora la sorgente miracolosa di Cotignac è diventata anch’essa meta di pellegrinaggi e di devozione popolare, prima e dopo che la Chiesa riconoscesse ufficialmente l’apparizione (al modo consueto: si riconosce che una devozione particolare non è in contrasto con la fede).
E in soli tre anni in quel luogo, fu edificato un santuario dedicato allo sposo di Maria.
«Niente è di più semplice, niente è di più povero di questa apparizione… come il Vangelo», scrive monsignor Gilles Barthe in una lettera pastorale del 1971 dedicata a quanto accaduto a Cotignac.
E ancora: «San Giuseppe ha vissuto come tutti: non c’è una parola sua, non c’è niente, niente: più povera di così una figura non può essere», ebbe ad accennare don Luigi Giussani parlando dello sposo di Maria.
Una povertà che rifulge anche in questa apparizione e che gli ha meritato, lui che non ha fatto nulla se non stare accanto a Gesù e alla sua dolcissima Sposa, il titolo di Patrono della Chiesa universale.
Ps. Pubblichiamo la preghiera “A Te, o beato Giuseppe“, che Leone XIII volle fosse apposta all’enciclica Quamquam pluries del 15 agosto 1889
A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme con quello della tua santissima Sposa.
Deh! Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno, la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto soccorri ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido Custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo; allontana da noi, o Padre amantissimo, la peste di errori e di vizi che ammorba il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta contro il potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore;
e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché, a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire, e conseguire l’eterna beatitudine in cielo. Amen.