Vergine madre
Tempo di lettura: 2 minuti«Vergine madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.
Or questi, che da l’infima lacuna
de l’universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,
supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l’ultima salute.
E io, che mai per mio veder non arsi
più ch’i’ fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,
perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co’ prieghi tuoi,
sì che ’l sommo piacer li si dispieghi.
Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.
Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!».
Dante Alighieri (Paradiso, XXXIII, 1-39)
Dante è al termine del suo viaggio. Il pellegrino è giunto alla meta, alla visione di Dio. Sua ultima guida, dopo Virgilio e Beatrice, è Bernardo di Chiaravalle, il «santo sene» incontrato qualche momento prima, il monaco francese «diffuso… di benigna letizia» che ha appena invitato il poeta a “guardare” a “volare con gli occhi” verso Maria, la «regina / cui questo regno è suddito e devoto». Dante ha prontamente seguito il consiglio, e così prende il via il beato rincorrersi degli sguardi dei due compagni, sempre più attratti dall’umile e alta Consolazione: «Bernardo, come vide gli occhi miei / nel caldo suo calor fissi e attenti, / li suoi con tanto affetto volse a lei, / che’ miei di rimirar fe’ più ardenti» (Par XXXI, 139-142). Qui è descritto il gesto di un vero amico: l’invito a guardare le cose belle che ci sono e che accadono. Un invito che genera letizia anche in chi lo compie. Come con i bambini, quando indichiamo loro uno spettacolo cui li conduciamo ad assistere per la prima volta: il mare, le montagne, le stelle in una notte d’agosto. Godiamo della loro sorpresa, dei loro occhi spalancati; il loro stupore di fronte al creato alimenta ed accresce il nostro.
Dante è giunto alla fine del suo pellegrinaggio oltremondano. Bernardo si rivolge a Maria chiedendole di intercedere per il suo amico, affinché possa guardare «l’ultima salute», gli sia concesso di godere del «sommo piacere» di Dio.
La bellissima preghiera di Bernardo può accompagnare anche noi («… come in cielo, così in terra»), pellegrini in viaggio in questo mondo, durante la prossima solennità dell’Assunzione della Beata Vergina Maria, il 15 agosto.
Paolo Mattei