Arnolfo di Cambio e Santa Maria ad praesepe
Nella foto la Natività di Arnolfo di Cambio, che da secoli è custodita a Santa Maria Maggiore, basilica romana che fin dall’antichità è chiamata anche Santa Maria “ad praesepe” perché vi furono portate le tavole di un’antica mangiatoia che la devozione popolare aveva identificato come quelle che avevano accolto a Betlemme il bambino Gesù (ora sono poste sotto l’altare maggiore).
Per la Vigilia del Natale del 1983, Testori scrive un editoriale sul Corriere della Sera, “E il padre decise di perdonare”: molto adatto all’anno della Misericordia.
Spogliato e, dunque, liberato da tutte le sovrastrutture, da tutte le incrostazioni, da tutte le luci subdole e ingiuriose, e riprecipitato nell’abisso vertiginoso della storia del cosmo e dell’uomo, il Natale è un attestato d’amore infinito e d’infinita «terribilità»; un attestato di perdono; anzi è il perdono stesso; il perdono assoluto; e poiché immeritato e gratuitamente offerto, è il perdono totale; e totalizzante. […].
Il Natale, che è puro perdono, ci costringe a una serie di responsabilità, proprio perché vuol riportare, tra noi, la speranza e la gioia. Ora, la prima di tali responsabilità, è quella in cui il Natale stesso consiste; in cui consistono quella speranza e quella gioia; è lui, il perdono.