I musei capitolini in bianco e nero
Il volto della bellezza, l’ispirazione divina delle statue della classicità, qui riassunte in un concerto di sguardi, ha ispirato più volte, fin da giovanissimo, Giacomo Leopardi. Ne accenna, in particolare, nella prima strofa di Alla sua donna e nell’ultima di Sopra il ritratto di una bella donna.
Cara beltà che amore
Lunge m’inspiri o nascondendo il viso,
Fuor se nel sonno il core
Ombra diva mi scuoti,
O ne’ campi ove splenda
Più vago il giorno e di natura il riso;
Forse tu l’innocente
Secol beasti che dall’oro ha nome,
Or leve intra la gente
Anima voli? o te la sorte avara
Ch’a noi t’asconde, agli avvenir prepara?
Natura umana, or come,
Se frale in tutto e vile,
Se polve ed ombra sei, tant’alto senti?
Se in parte anco gentile,
Come i più degni tuoi moti e pensieri
Son così di leggeri
Da sì basse cagioni e desti e spenti?
La musica del video è stata composta da Michelangelo Palmacci