Impressioni dal Sancta Sanctorum
È la foto di una tavola conservata presso il Sancta Sanctorum a Roma, nei pressi della Basilica dedicata a San Giovanni. Questa l’iscrizione che descrive la reliquia: «Parte della panca dove Nostro Signore stette seduto nella cena del giovedì» (in realtà l’iscrizione parla di lettino e di giacere, ma sul punto esistono controversie nelle quali non ci vogliamo addentrare).
Una reliquia del Cenacolo, quindi, quando Gesù diede ai suoi il suo sangue da bere e il suo corpo da mangiare. Lui per primo, con un gesto che per secoli avrebbero ripetuto i ministri della Sua Chiesa, con adorata, adorabile bellezza (al di là del cuore del singolo ministro: altra adorata, adorabile, meraviglia di questo dolce mistero).
Dal momento che abbiamo proposto in questa Quaresima una poesia di Pier Paolo Pasolini, proseguiamo su questa strada pubblicando, in calce a questa foto, una sua ulteriore poesia, dedicata stavolta alla Passione di nostro Signore. Non tanto per ragioni di (bizzarra) coerenza, quanto perché nel rileggerla ci siamo stupiti di rinnovata sorpresa per la sua intelligenza e per la lacerante preghiera che la abita.
Il sangue di Cristo si è fatto ceralacca,
la ceralacca polvere, la polvere omissis.
Non una parola, o un accenno, o uno sguardo,
ah, uno sguardo, sono cristiani, per chi
ha l’abitudine, poco civile, certo, e un po’ angosciosa,
di richiedere questo a uno che parla, a uno che guarda.
Ah, dolce religione, del resto tante volte tradita,
nell’uomo in cui ti sei inaridita, nasce la pazzia […]
L’io soffre un’inestetica erezione: ha per sé un amore infelice […]
Dove il Cristianesimo
non rinasce, marcisce. E, contraddizione
mille volte, mille volte allusa
dal mio Cristo irriducibile,
finisce difeso da qualche Erodiano impazzito
macabramente privo di senso del ridicolo».