Impressioni dalle strade di Roma
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(Foto Massimo Quattrucci, testo Fabio Pierangeli)
Bellissima la foto che ritrae, dal basso, dalla strada con la tecnica dei madonnari del gesso, capolavori di artisti di strada di antichissima maniera, l’enigma di un grande quadro. Torma alla mente un bel romanzo (e anche un bel film) a quel volto ispirato. Ne scrissi tempo fa, eccone alcuni passaggi:
Tra le più grandi scrittrici odierne di romanzi, Tracy Chevalier occupa un posto di rilievo. Apprendiamo dalla sua testimonianza il gusto della ricerca, accantonando per il momento la difficoltà o il fascino di ambientare la propria trama nella storia passata. La scrittrice si riferisce al suo romanzo attualmente più noto, La ragazza con l’orecchino di perla: il tentativo di dare vita propria al sorriso enigmatico di un celebre quadro del grande pittore fiammingo Vermeer. Della ragazza raffigurata non sappiamo nulla e anche pochissimo di lui: la scrittrice, attenta alle verosimiglianza e questo può avvenire solo con lo studio, con la dedizione, ha immaginato il loro incontrarsi. Invito a leggere il romanzo (pubblicato in Italia da Neri Pozza) secondo le indicazione dell’autrice:
Credo che si debba scrivere di quello che ci interessa, piuttosto che di quello che si sa. Voglio imparare qualcosa quando scrivo, mi piace fare ricerche, voglio saperne di più.[…] Ho sempre avuto una copia del quadro ovunque ho vissuto. Lo amo particolarmente perché è bello e misterioso. L’espressione sul volto della ragazza è così ambiguo – talvolta sembra sia contenta, tal altra triste, qualche volta innocente ed altre ancora deduttiva. Ho sempre cercato di immaginare a cosa stesse pensando, e un giorno mi sono messa a pensare a cosa Vermeer avesse fatto per farla apparire così. Ho pensato che ci doveva essere una storia dietro all’apparenza, ma quando ho scoperto che non si sa nulla riguardo alla modella del quadro, ho deciso di creare io la storia di quella modella.[…] Ho letto molti libri, soprattutto ho studiato molti quadri olandesi dell’epoca. I quadri sono stati le mie vere fonti di ricerca, i dettagli che vi scorgevo mi facevano esattamente comprendere lo stile di vita dell’epoca.[…] Decisamente Griet era affascinata dalla grandezza di Vermeer, o piuttosto era cosciente di essere affascinata da lui. Anche lui era incantato da lei e non tanto della sua innocenza quanto dal suo istintivo occhio artistico. Il loro è stato un incontro di menti ascetiche. Ma Vermeer non era così conscio dei suoi sentimenti per lei . Provava qualcosa ma non si soffermò ad analizzare questo sentimento in modo da dargli una connotazione più precisa. […] Secondo me il loro incontro è stato un incontro ascetico di due menti diverse. […]Tra i quadri di Vermeer, La ragazza col turbante, presenta un particolare piuttosto sui generis: la modella indossa un turbante giallo e blu. Se andiamo a scavare nell’intera iconografia di Johannes Vermeer, e nella moda del XVII secolo in Olanda, non troviamo alcun riferimento a turbanti. Secondo te questo particolare ha un significato ben preciso o si tratta di un elemento del tutto casuale?
Non direi si tratta di un elemento casuale. A quei tempi spesso i pittori dipingevano ispirandosi a modelle vestite in costume, con indumenti di epoche precedenti. Questo è ciò che penso, tuttavia non sono mai stata soddisfatta da tale risposta e così ho relazionato il turbante al pudore di Griet nel mostrare i suoi capelli. Griet non amava mostrare i capelli e così tolta la cuffia da cameriera, scelse per essere ritratta da Vermeer, un modo originale per coprire la testa (Da un’intervista rilasciata nel maggio 2005 al sito: www.cafeletterario.it).