Impressioni dall'incanto di Natale
Il primo scritto di un adolescente Corrado Alvaro è dedicato alla Madonna di Polsi, in Calabria. Una religiosità candida, legata ai ricordi infantili, di cui lo scrittore calabrese avrà sempre memoria, accanto ad una fiera laicità.
Tra i ricordi infantili, l’allestimento del presepe, dove tutti i pastori somigliavano a persone conosciute e pareva un paese vero.
C’era un personaggio, in particolare, che colpiva la fantasia di Corrado, l’incantato: «E’ un pover’uomo che non ha nulla e non porta nulla. S’è fermato accanto alla grotta e guarda la stella che s’è posata come una farfalla tra la neve della roccia, sulla mangiatoia dove è nato il Signore. Non si muove e non fa nulla. Sta lì a braccia aperte, bocca spalancata a guardare quella stella. Ma l’incantato è là come uno scimunito, colpito dal segno celeste, senza poter parlare. Egli ha capito tutto, conosce il miracolo della nascita del Signore. Ma non potrà raccontarlo a nessuno» (da Sussidiario, 1925).
La fotografia ritrae il presepe (stabile) dei Santi Cosma e Damiano, forse uno dei più importanti di Roma.