8 Settembre 2014

Lo scambio della pace: non gesto umano ma partecipe della Grazia redentrice di Gesù

Lo scambio della pace: non gesto umano ma partecipe della Grazia redentrice di Gesù
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La Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha emanato una nota nella quale invita i ministri della Chiesa e i fedeli a riscoprire il senso del rito dello scambio della pace che precede l’Eucaristia. Quella stretta di mano (in alcuni Paesi altro) accompagnata dalle parole «la pace sia con te», che in questi anni è troppo spesso diventato un momento di confusione, che come dice la Congregazione, distrae  dalla celebrazione e snatura il gesto (e a volte impedisce, con il suo prolungarsi, di partecipare alla preghiera dell’Agnus Dei, una delle più belle della messa, dal momento che ricorda ancora una volta, prima della comunione, di essere poveri peccatori).

Si tratta di una chiarificazione che nasce da lontano, ovvero da una sollecitazione di papa Benedetto XVI, che il prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Antonio Cañizares Llovera, ha sottoposto all’approvazione di papa Francesco, il quale lo ha firmato a giugno, anche se la nota, indirizzata alle varie conferenze episcopali, è iniziata a circolare da poco tempo.

Nel documento della Congregazione, che riprende l’esortazione apostolica post sinodale Sacramentum caritatis, si spiega che lo scambio della pace è un «gesto, che “ha la funzione di manifestare pace, comunione e carità”, la Chiesa “implora la pace e l’unità per se stessa e per l’intera famiglia umana, e i fedeli esprimono la comunione ecclesiale e l’amore vicendevole, prima di comunicare al Sacramento”, cioè al Corpo di Cristo Signore».

Alla Congregazione il compito di salvaguardare «il senso sacro della celebrazione eucaristica e il senso del mistero nel momento della Comunione sacramentale: “L’Eucaristia è per sua natura Sacramento della pace. Questa dimensione del Mistero eucaristico trova nella Celebrazione liturgica specifica espressione nel rito dello scambio della pace».

Ma negli anni e nelle diverse realtà ecclesiali sono nate distorsioni, ovviamente in buona fede. La Congregazione invita allora a «moderare questo gesto, che può assumere espressioni eccessive» e suscitare «confusione nell’assemblea proprio prima della Comunione». Ed invita alla «sobrietà necessaria a mantenere un clima adatto alla celebrazione, per esempio facendo in modo di limitare lo scambio della pace a chi sta più vicino».

Quindi un’importante sottolineaura: «Se i fedeli non comprendono e non dimostrano di vivere, con i loro gesti rituali, il significato corretto del rito della pace, si indebolisce il concetto cristiano della pace e si pregiudica la loro fruttuosa partecipazione all’Eucaristia».

La lettera suggerisce inoltre alcune norme pratiche: non vi sia uno specifico «canto per la pace»; si eviti «lo spostamento dei fedeli dal loro posto per scambiarsi il segno della pace tra loro; il sacerdote non deve allontanarsi «dall’altare per dare la pace a qualche fedele»; infine si deve evitare, che in alcune occasioni particolari, Pasqua, Natale, matrimoni, funerali e altro, non tale gesto si riduca a occasione «per esprimere congratulazioni, auguri o condoglianze tra i presenti».

Infine, non ultima sottolineatura, si ricorda che il celebrante deve decidere «pro opportunitate» sulla realizzazione di tale gesto nel corso della celebrazione, che può essere omesso, anzi «talora deve essere omesso».

Conclude il documento: «Cristo è la nostra pace, quella pace divina, annunziata dai profeti e dagli angeli, e che Lui ha portato nel mondo con il suo mistero pasquale. Questa pace del Signore Risorto è invocata, annunziata e diffusa nella celebrazione, anche attraverso un gesto umano elevato all’ambito del sacro». Ed è proprio questo il punto decisivo della questione: Gesù è la pace del cuore e lo scambio della pace è un rito, un gesto che dovrebbe rendere partecipi della pace del Signore. Il problema è che troppo spesso tale gesto decade a un banale gesto umano fuori dalla liturgia, che è la massima espressione di preghiera, tutta convergente, sostenuta e sottesa all’offerta di Gesù nel Mistero eucaristico.

Si parla molto della Riforma della Chiesa. Questa breve nota vale più di mille riforme, che toccano il Vaticano ma non il cuore dei fedeli. Un piccolo, grande dono di Gesù, tramite papa Benedetto XVI e papa Francesco, alla Sua Chiesa.

 

 

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