Abe dimissionario: per l'Asia è una scossa sismica
Tempo di lettura: 3 minutiCon le dimissioni causa malattia di Shinzo Abe sembra che Il Giappone sia stato investito da un nuovo tsunami dopo quello che l’ha travolto in quel nefasto 11 marzo 2011. Almeno questa è l’impressione di due autorevoli testate come il cinese Global Times e l’americano National Interest.
Abe e Kim: criticità parallele (evitate)
Quest’ultimo ricorda del lungo regno di Abe il suo ingaggio nella strategia dell’Indo-pacifico, ideata dagli Usa per contenere la Cina, ma sottolinea che l’attenzione del premier giapponese si è focalizzata in particolare sul contrasto alla Corea del Nord, sia impedendo la rimozione delle sanzioni contro Pyongyang, sia chiedendo maggiore assertività da parte degli Usa nei confronti dell’imprevedibile vicino. Da cui l’antipatia dei nordcoreani nei suoi confronti.
Avversità reciproche che però non hanno impedito una strana convergenza: lo stesso giorno in cui Abe è stato ricoverato in ospedale, un bizzarro esule nordcoreano ha annunciato al mondo che il presidente della Corea del Nord Kim Jong-un era in coma, notizia poi rivelatasi falsa (evitate così due criticità parallele in Asia e i rischi di destabilizzazione regionale).
Abe e gli Usa
Certo, Abe ha abbandonato il pacifismo post-bellico per ricreare l’esercito nipponico, ampliando così i legami con gli Usa anche sul piano militare, ma non per questo la sua politica può esser definita muscolare, anzi.
Va tenuto presente che non poteva sviluppare il nuovo esercito giapponese se non in collaborazione con gli Usa. Troppi e troppo profondi i i vincoli ereditati dalla Seconda guerra mondiale.
E però, allo stesso tempo, ha dato un’interpretazione tutta sua della strategia dell’Indo-pacifico made in Usa, così che il suo Paese, pur mantenendo legami privilegiati con Washington e rimanendo nell’alveo di tale strategia, non rinunciava alla sua autonomia.
La sospirata pace con la Russia
Da qui i nuovi e “brillanti” rapporti con Mosca, come da definizione del portavoce del Cremlino. Abe ha, infatti, intrattenuto rapporti costanti con Putin, nella ricerca di una pacificazione che manca dalla Seconda guerra mondiale.
Lo dimostrano le dichiarazioni di queste ultime ore: in un comunicato, il Cremlino ha espresso la speranza che il successore possa proseguire la via tracciata da Abe.
Richiesta subito seguita da una conversazione rassicurante tra il premier dimissionario e Putin, nella quale Abe ha affermato che il Giappone continuerà a cercare la sospirata pace (Kyodo News).
La Cina, non un antagonista, solo un rivale
A sorpresa, e nonostante l’apparente contrasto, anche la Cina ha espresso rammarico per le dimissioni di Abe, con un comunicato che spariglia schemi precostituiti (Reuters).
A spiegare tale rammarico alcuni cenni del Global Times. Pur registrando che Abe ha creato rapporti più stretti con gli Usa, che ne hanno fatto un attore ancor più influente della geopolitica regionale, il media cinese pone una domanda che sintetizza tanto, se non tutto, della politica estera di Abe.
“Il successore di Abe continuerà ad accelerare la cooperazione con gli Stati Uniti? O porterà avanti le capacità di bilanciamento geopolitico di Abe non prendendo posizione tra Cina e Stati Uniti?”.
Cenno ribadito di seguito, nel quale il GT rileva che “la ricerca da parte del Giappone di una flessibilità strategica e di una autonomia nel dispiegamento militare ha messo in allarme gli Stati Uniti”.
Allarme presumibilmente accresciuto dalla decisione a sorpresa dal governo nipponico di sospendere il dispiegamento del sistema di difesa missilistico Aegis, realizzato in collaborazione con gli Usa (Defensenews).
Più in generale, Abe avrebbe dovuto affrontare la questione del dispiegamento di missili nucleari sul territorio nazionale, sul quale si interpella, con una locuzione inquietante, anche il GT: “Il successore di Abe dovrà trovare un modo per gestire la spinosa questione che vede gli Stati Uniti spingere affinché il Giappone dispieghi missili a medio raggio. Questa sarà una prova della sua saggezza. Abe ha schivato il proiettile dimettendosi, cosa farà il suo successore?”.
I rapporti con l’Iran
Non solo le questioni regionali. Abe ha avuto un ruolo non secondario anche nello scenario globale, in particolare nella crisi iraniana. Trump, col quale ha avuto un rapporto privilegiato, gli ha infatti chiesto di farsi mediatore con Teheran per una distensione con gli Usa.
Una mission impossible che Abe ha accolto prontamente, recandosi a Teheran in un tentativo mandato all’aria dal proditorio attacco a due mercantili – uno dei quali diretto proprio in Giappone – avvenuto durante i colloqui tra lui e il presidente iraniano.
Per questo, e per aver ampliato i rapporti tra i due Paesi, l’Iran ha speso parole di sincero elogio per il leader dimissionario (Iran press).
Abe e Trump
Resta da registrare il grande legame tra Abe a Trump, il quale ha avuto nel premier giapponese più di un alleato. Tale rapporto privilegiato spiega più di altre cose la linea di politica estera perseguita dal premier giapponese, un po’ più libero di fare quel che al presidente Usa è stato negato in rapporto alla Russia, alla Cina e all’Iran.
Così che le ultime, almeno ad oggi, conversazioni telefoniche del premier dimissionario, prima con Trump e poi con Putin, non appaiono per nulla di prammatica. Indicano un pregresso e, se sarà possibile, forse (forse) una prospettiva.