Afghanistan: l'esercito della CIA e i crimini di guerra
Tempo di lettura: 3 minutiChe nel calderone afgano i servizi di intelligence avessero una parte attiva e rilevante è nella normalità delle cose. Forse l’imponenza di tale spiegamento era meno noto ai più. In un articolo del 6 ottobre The Intercept racconta particolari interessanti dell’esercito che la CIA aveva messo su in Afghanistan e di cosa si occupasse.
“La capacità della CIA di evacuare i suoi alleati sembra aver superato di gran lunga quella di altre agenzie del governo degli Stati Uniti e rivela il suo ruolo fondamentale nella guerra. L’agenzia ha evacuato fino a 20.000 ‘partner’ afgani e i loro parenti, ha riferito il Washington Post, quasi un terzo dei 60.000 afgani che gli Stati Uniti hanno accolto in totale. La CIA non ha risposto a una richiesta di commento”.
Gran parte di questo contingente era formato dall’Unità Zero, commando afgani, i cosiddetti fantasmi del campo di battaglia. Insieme ai loro consiglieri, cioè comandanti, della CIA, erano particolarmente temuti e praticamente invisibili.
Temuti, a ragione, visto che al curriculum di questo esercito di ombre si attribuiscono numerose nefandezze, tra cui l’uccisione di civili in numerosi raid: “In 10 raid [esaminati ndr] hanno provocato la morte di almeno 51 civili, secondo il rapporto di The Intercept”.
“Nella maggior parte dei casi, uomini e bambini di appena 8 anni, pochi dei quali sembrano aver avuto rapporti formali con i talebani, sono stati sommariamente giustiziati… Diversi raid sono stati accompagnati da attacchi aerei o contro strutture note per essere occupate da civili”.
Se solo in 10 raid, compiuti da un numero limitato di guerrieri ombra, questi loschi figuri hanno ucciso 51 civili, si può solo immaginare cosa abbiano fatto in decenni di guerra i 20mila agli ordini della Cia, che peraltro, come spiega Intercept, erano impiegati anche in operazione coperte al di là dei ristretti confini afghani.
Al di là delle nefandezze pregresse, attualmente, secondo alcuni osservatori, gli USA starebbero proteggendo dei criminali di guerra. Patricia Gossman, direttore associato per la divisione Asia di Human Rights Watch, ha scritto un rapporto sugli abusi di tale unità. “In Afghanistan, queste forze non sono mai state ritenute responsabili delle loro azioni, nelle quali si annoverano esecuzioni sommarie e altri abusi”.
“Gli Stati Uniti e tutti gli altri paesi che ricollocano membri di queste unità dovrebbero controllare gli arrivi e indagare su possibili coinvolgimenti in violazioni dei diritti umani. Gli Stati Uniti non dovrebbero offrire un rifugio sicuro a quanti hanno commesso crimini di guerra o gravi violazioni dei diritti umani”.
Non che l’ex governo afgano non abbia provato a controllare le azioni di questi paramilitari, ma possiamo immaginare con quali risultati. Infatti nel 2019 l’allora consigliere per la sicurezza nazionale afghano Hamdullah Mohib, ha dichiarato a The Intercept che l’Unità Zero “era controllata dalla CIA. Francamente, non sono pienamente consapevole… di come funzionano…abbiamo chiesto chiarimenti su come avvengono queste operazioni, chi è coinvolto, a chi rispondono, quando sono stati istituiti, perché non sono sotto il controllo afghano…”.
La parabola degli Zero sembra essersi esaurita grazie a un provvedimento del neo-presidente Biden, che avrebbe chiuso i rubinetti di finanziamento della CIA verso tale organismo.
Ora questi paramilitari sono in viaggio verso numerose destinazioni occidentali: “la maggior parte dei membri dell’Unità Zero sono stati trasferiti in Qatar, dove gli ufficiali della CIA stanno lavorando per inviarli negli Stati Uniti…”.
Quali saranno i compiti e i destini di questa legione di guerrieri addestrati e misteriosi non lo sappiamo. Ma, altamente qualificati e senza scrupoli, possono risultare utili in qualche guerra sporca del mondo. Purtroppo, ce ne sono in abbondanza, e altre seguiranno.