Al vertice Nato manca lo strazio di Gaza
“Nel gigantesco centro congressi di Washington, un problema incomberà su tutti: l’Ucraina”. Così Ishaan Tharoor sul Washington Post che, come altri, si interpella sul summit che celebra i 75 anni della Nato ma che, a differenza di altri, tiene conto della realtà.
L’elefante e la Nato
Infatti, scrive Tharoor, “dietro le urgenti deliberazioni della NATO sull’Ucraina incombe un altro conflitto. Dal 7 ottobre, la devastante campagna di Israele a Gaza ha distolto l’attenzione mondiale dall’invasione russa e ha infiammato le passioni sulla presunta [sic] ipocrisia occidentale. Molti critici hanno sottolineato il divario tra l’ira degli Stati Uniti e quella europea per l’attacco russo agli ospedali ucraini e la loro relativa quiete mentre Israele rade ripetutamente al suolo strutture mediche e scuole nella sua guerra contro il gruppo militante Hamas”.
La tragedia di Gaza è del tutto assente al vertice, nessun leader europeo, né tantomeno Biden, hanno voglia di affrontare quanto sta accadendo, limitandosi gli europei a cortesi richiami verbali nei confronti di Tel Aviv, ai quali Washington ha aggiunto alcune manovre sottotraccia per favorire un accordo con Hamas che chiuda il conflitto, perseverando, nel frattempo, nell’inviare le bombe che alimentano il mattatoio a ritmo continuo, che vede impennate più recenti volte a far deragliare i negoziati aperti negli ultimi giorni dalla risposta “flessibile” di Hamas alla nuova proposta israeliana.
Il Sud del mondo e la feroce ipocrisia dell’Occidente
L’unico leader della Nato presente al summit che vorrebbe affrontare il problema di Gaza, scrive Tharoor, è il presidente turco Recep Erdogan. Così il cronista del Wp: “È chiaramente un’ipocrisia, un doppio standard”, mi ha detto Numan Kurtulmus, presidente del parlamento turco e alleato di lunga data di Erdogan, in un’intervista fatta lunedì a Washington. “È una sorta di razzismo perché se non accetti le vittime palestinesi come uguali alle vittime ucraine, significa che vuoi creare una specie di gerarchia all’interno dell’umanità. È inaccettabile”.
“In appena un paio di mesi – continua Tharoor – i bombardamenti israeliani hanno prodotto più macerie a Gaza che molti anni di guerra in Ucraina. Un territorio densamente popolato è stato polverizzato. La ricostruzione, quando inizierà, richiederà decenni. La maggior parte degli abitanti di Gaza è stata costretta ad abbandonare le proprie case e affronta una serie di crisi umanitarie dilaganti, tra cui, secondo gli esperti delle Nazioni Unite, una vera e propria carestia”.
Quindi, dopo aver ricordato il numero sproporzionato di vittime civili di Gaza, 40mila circa che, in realtà, saliranno a oltre 180mila se si calcolano anche le morti indirette, come rilevato da Lancet, annota: “Di fronte a una simile aggressione, i leader dei paesi del cosiddetto Sud globale hanno già espresso la loro inquietudine.
“Quando la Russia ha invaso l’Ucraina, l’Occidente ha guidato la campagna globale di condanna. Ha chiesto al mondo di denunciare la Russia in nome dei diritti umani e del diritto internazionale”, ha scritto il presidente indonesiano Prabowo Subianto all’inizio di quest’anno. “Ora gli stessi paesi stanno consentendo un altro sanguinoso conflitto, questa volta a Gaza”.
Bello anche il titolo dell’articolo: “Al vertice NATO, Gaza è l’elefante nella stanza”. Certo, Tharoor scrive cose forse scontate su Gaza e sulla percezione che il Sud del mondo ha della complicità dell’Occidente nel massacro in corso, e però ne scrive sul Washington Post segnalando che nell’Impero c’è maggiore libertà che nelle colonie, dove i media mainstream non possono o non riescono a dar conto in modo esplicito di tali evidenti discrasie.
Quanto alle decisioni prese al vertice Nato e quelle prese altrove e qui suggellate (come l’accordo di Sicurezza Polonia-Ucraina di cui abbiamo scritto in una nota pregressa), lo commentiamo con il titolo di un articolo pubblicato su Responsible Statecraft: “Tutti gli occhi sono puntati su Biden, ma si accorgono di quanto siamo vicini alla guerra?”
Ci si permetta di concludere con una nota ironica, cioè il titolo di un articolo di The Hill: “Biden e la NATO devono spezzare la schiena a Putin in Ucraina”. L’ironia sta nell’evidente richiamo alla famosa dichiarazione di Mussolini prima di attaccare la Grecia e nell’ancor più ironica constatazione riguardo l’esito finale di quella guerra. Si portano sfiga da soli, per usare un francesismo.