Ancora sangue sul caso Epstein
Tempo di lettura: 3 minutiAncora sangue sul caso Epstein, il miliardario pedofilo perito in una prigione di New York. Un uomo armato ha ucciso il figlio del procuratore distrettuale Esther Salas, alla quale recentemente era stato affidato il caso di alcuni clienti della Deutsche Bank che avevano denunciato l’Istituto finanziario per manovre oscure riguardanti i fondi del plutocrate consegnato alla pedofilia.
L’assassinio di Epstein
L’assassino, travestito da fattorino della Federal express, ha suonato al campanello e ha aperto il fuoco contro il figlio e il marito del magistrato. Il marito è stato ferito, ma il ragazzo è perito. La Salas si è salvata perché era nel seminterrato, sfuggendo così all’attacco criminale.
“Figlia di un ebreo messicano e di una cattolica cubana, [la Salas, ndr.] è stata la prima latina a servire come giudice federale nel New Jersey”, scrive il Timesofisrael.
Magistrato autorevole, tanto che ha avuto tra le mani vari casi importanti, ma certo il più pesante è quello che le è stato appena affidato, dato che nella rete del pedofilo Epstein, anche lui residente a New York (nell’East Side), era caduta gente potente, almeno a stare alla sua agenda, nella quale erano registrate persone tra le più potenti del mondo.
Nessuna sicurezza che l’obiettivo dell’attentatore fosse quello di minare l’inchiesta riguardante Epstein, ma tutti i media vi hanno fatto cenno, come per una certezza impossibile da dimostrare.
Il sospetto però è stato fugato successivamente dall’inchiesta dell’Fbi, che ha individuato l’attentatore in Roy Den Hollander, uno squilibrato ferocemente anti-femminista che aveva anche avuto a che fare con la Salas, alla quale aveva indirizzato alcune critiche (risalgono a cinque anni fa e non sono poi così forti da giustificare il delitto di questi giorni…).
Hollander è stato trovato morto il giorno successivo. Trovato il colpevole, concluso che era un pazzo, il caso è chiuso. Anche se la dinamica dell’attentato sembra piuttosto far intendere un lavoro da professionisti, con una pianificazione attenta del crimine, che non si è consumato fino in fondo solo per puro caso.
Non sfugge che questa pagina di cronaca nera sia contemporanea alla riapertura del caso Epstein, tornato prepotentemente alla ribalta con l’arresto della compagna di merende del pedofilo, Ghislaine Maxwell, accusata di ingaggiare le giovani fanciulle abusate dal miliardario per i suoi scopi.
Una vicenda, quella di Epstein, disseminata di pressioni e intimidazioni, come avvenne per Lauren Book, senatrice democratica che aveva fornito elementi agli inquirenti. “Bambina, è meglio che ti fermi”, era il contenuto delle telefonate minatorie a lei indirizzate (Yedioth Ahronoth).
Così l’uccisione di Daniel, questo il nome del figlio della Salas, cala come una mannaia anche sull’inchiesta che riguarda la Maxwell: una minaccia esplicita ai magistrati, di colpirli negli affetti più cari. I segreti di Epstein sono troppo esplosivi per poter esser rivelati.
Non solo perché toccano gli ultra-potenti del mondo, ma anche perché potrebbero cambiare il corso della politica americana, dati ad esempio i rapporti dei Clinton con il miliardario.
Finora si sa solo che l’ex presidente degli Stati Uniti ha usato più volte i suoi jet privati, identificati dalla cronaca come Lolita express. E ci si è dovuti accontentare delle spiegazioni al riguardo dello stesso Bill, che ha parlato di viaggi innocui, anzi a scopo di beneficenza. Bill, il cui ritratto in abiti femminili e posa bizzarra è stato scoperto in una residenza di Epstein.
Che ci sia una spinta per rivelare qualcosa, almeno qualcosa, di quanto avveniva nelle varie e lussuose residenze del miliardario, è palese. Lo dimostra la serie Tv di Netflix sul suo conto e l’arresto della Maxwell.
Il sangue di Daniel cala come un monito a frenare questa spinta. Sia che la sua morte sia realmente legata a questa oscura vicenda sia che tale monito sia solo percepito da quanti devono capirlo.