L'ascesa della Cina e il Risiko di Washington
Tempo di lettura: 3 minutiL’Europa e gli Stati Uniti finora sono stati il motore del mondo. Una posizione che si sta erodendo velocemente.
“L’Occidente deve accettare il suo relativo declino o impegnarsi in una lotta grossolanamente immorale e probabilmente rovinosa per prevenirlo. Questa è la verità più importante della nostra era“. Così Martin Wolf in un articolo del Financial Times.
L’ascesa irreversibile della Cina
Dove quel “grossolanamente immorale” implica guerra e destabilizzazione; ciò che sta avvenendo. È probabile che la Cina divenga a breve la prima potenza economica del mondo, prosegue Wolf.
E ciò pone criticità, infatti “l’ascesa del potere cinese è percepita come una minaccia dagli Stati Uniti, a prescindere dalle intenzioni della Cina”. Sono i rischi connessi alla cosiddetta “trappola di Tucidide” che vede l’inevitabile conflitto tra “potenze in declino e quelle in ascesa”.
E però, “a meno che gli Stati Uniti non rompano tutti i loro impegni e cerchino di imporre un embargo economico alla Cina, l’attuale attrito non fermerà il progresso cinese, anche se potrebbe rallentarlo”, continua Wolf.
“Una minaccia ancora più grande per la Cina è data da una possibile reazione interna a un ambito esterno molto più ostile. La probabile risposta [delle autorità] vedrebbe un più stretto controllo politico ed economico”. Un’involuzione rispetto all’attuale apertura al libero mercato.
Eppure, nonostante tutte queste criticità, “la Cina è anche un partner essenziale per garantire un mondo ragionevolmente cooperativo, stabile, prospero e pacifico“.
L’attuale politica economica americana, basata sull’aggressività commerciale e sull’unilateralismo, “fallirà”, spiega Wolf, in quanto non è in grado di gestire “le ricchezze globali […] né creerà stabilità”.
Ad oggi certa diffidenza e resistenza da parte dell’Occidente è naturale, anzi “essenziale”, conclude Wolf, “ma stiamo transitando da un passato dominato dall’Ovest a un futuro post-occidentale. Dobbiamo fare di più”.
La Nato asiatica
Un articolo utile per commentare quanto rivela Giuseppe Sarcina sul Corriere della Sera di oggi. La Casa Bianca starebbe lavorando per creare una nuova partnership asiatica: il “Quadrilateral Security Dialogue”.
In pratica un’alleanza politico-militare tra Australia, India, Giappone e Stati Uniti per contenere la Cina. La cosiddetta alleanza dell’indo-pacifico o Nato asiatica.
Ci starebbe lavorando il Segretario di Stato Mike Pompeo e dovrebbe essere annunciata dopo l’estate.
Il problema, a quanto pare, è che l’India nicchia, dati i suoi legami con il Dragone, e anche all’Australia resta difficile rompere con il suo principale partner commerciale.
Da qui la necessità che la nuova entità geopolitica non appaia palesemente anti-cinese. Peraltro ciò eviterebbe agli Usa ulteriori scossoni ai già tesi rapporti, commerciali e non, con Pechino.
Siamo alle solite. Anche Obama creò una struttura anti-cinese. E fu l’Apec, un’area di libero scambio tra Stati Uniti e vari Paesi asiatici sottratti all’orbita cinese. Trump lo ha stracciato perché deprimeva l’economia Usa.
Ora, a quanto pare, torna sui suoi passi, cercando un altro mezzo per contrastare il rivale. Secondo Wolf non dovrebbe riuscire, a meno, appunto, di iniziative “immorali”.
Il tempo gioca a favore della Cina, che si sta rafforzando. Inoltre l’unilateralismo di Trump ha portato l’America a creare vari fronti d’attrito, Europa compresa. Una situazione di difficile gestione. Difficoltà accresciute dalla povertà politica di Washington.
Da qui il ricorso a una politica muscolare, di più facile gestione anche se a rischio di conflitti. Il problema è che negli Usa ormai domina il Risiko, dove gli obiettivi si conseguono a suon di “carrarmatini”. Ma dovrebbero sapere che nel Risiko l’Asia è obiettivo arduo e sfuggente.