L'attacco alla Cisgiordania e il Terrore di Stato
Lo sciopero generale indetto in Israele è dirompente: per la prima volta il governo Netanyahu ha sentito il colpo, tanto che ha reagito in maniera scomposta. Tutte le principali strade e incroci del Paese sono stati bloccati, ha riferito Haaretz. La mossa è stata decisa dopo il rinvenimento dei cadaveri di sei ostaggi e con i negoziati con Hamas giunti a un punto critico, tanto che gli Stati Uniti hanno annunciato quella che hanno definito l’ultima offerta, da “prendere o lasciare“.
Si tratta dell’ennesima sciocchezza partorita da Washington, che offre a Netanyahu altro spazio di manovra per far fallire definitivamente le trattative, che egli non intende portare a compimento, come da accuse dei parenti degli ostaggi e delle opposizioni. Posizioni che gli hanno messo contro anche il ministro della Difesa Yoav Gallant, che sta facendo di tutto per contrastare i sabotaggi del premier.
In morte di sei ragazzi e 16mila bambini
Quanto alla morte dei sei ostaggi, per il mondo sono stati giustiziati da Hamas, come confermerebbero le autopsie fatte da Israele, ma Hamas nega, affermando che sono stati uccisi dalle bombe di Tel Aviv.
Il pregresso gioca a favore della versione di Hamas, sia perché quasi tutti gli ostaggi ritrovati morti sono stati uccisi dai bombardamenti, sia perché Israele ha raccontato tante di quelle falsità nel corso della guerra che è difficile accettare senza riserve le loro “verità”.
Esempio di totale manipolazione la vicenda di Noa Argamani, una dei pochi ostaggi salvati dalle mani di Hamas, sulla quale i media israeliani hanno speso, giustamente, fiumi di inchiostro per rallegrarsi della ritrovata libertà. Meno giustamente hanno riportato che la ragazza era stata brutalizzata e picchiata da Hamas.
Un racconto dell’orrore che la ragazza ha smentito così su X: “‘Non mi hanno picchiata né mi hanno tagliato i capelli. Ero in un edificio che è stato fatto saltare in aria dall’aeronautica’, aggiungendo che aveva ‘tagli in tutta la testa’ ed era ‘ferita su tutto il corpo’ a causa del crollo di un muro causato dai bombardamenti israeliani”.
Quanto al dolore globale per i sei ostaggi morti è doveroso e giusto: sei ragazzi, sei vite perse tanto tragicamente… E, al di là delle responsabilità ultime, resta che non avrebbero fatto quella fine se non fossero stati rapiti (e se Netanyahu avesse accettato un accordo invece di sabotarlo).
Ma troviamo che sarebbe giusto anche riportare con uguale enfasi gli orrori che si stanno consumando a Gaza, dove, ad esempio, i ragazzi sono usati come scudi umani dall’IDF (un nuovo livello della “disumanizzazione dei palestinesi”, ha scritto Gideon Levy, secondo il quale questi ragazzi vengono usati come “cani” da guerra, la cui missione è quella di scoprire le insidie nascoste). E magari una uguale enfasi avrebbero meritato le tante denunce sui cecchini che prendono di mira i bambini palestinesi. Solo per citare alcuni degli orrori di Gaza.
Non si tratta di denunciare uno squilibrio della narrazione, talmente evidente che è inutile dilungarsi, ma di tentare di riproporre anche in questa tragedia i valori dell’umanità, comune a palestinesi e israeliani, come anche ai cittadini d’Occidente, i cui governi sono affatto conniventi con la mattanza in atto.
Una macelleria che prosegue a ritmi serrati e che, negli ultimi giorni, si è scatenata in tutto il suo furore anche in Cisgiordania, in risposta, secondo Tel Aviv, agli attacchi portati dai palestinesi, dietro i quali ci sarebbe il solito Iran.
Il Terrore e la reazione israeliana
Analisi ridicolizzate da Gideon Levy, che su Haaretz spiega come in realtà l’intensificarsi degli attacchi palestinesi è “uno sviluppo prevedibile e comprensibile dato quanto è accaduto in Cisgiordania durante gli 11 mesi della guerra di Gaza. La vera sorpresa è che ciò non sia accaduto prima”.
“In questi 11 mesi di conflitto, infatti, Israele ha fatto a pezzi la Cisgiordania, proprio come sta facendo adesso con le strade di Tul Karm e Jenin; non ne è rimasto nulla. Questo è il periodo più duro per i palestinesi dall’operazione Scudo difensivo del 2002, e ancora più duro di allora perché si sta consumando all’ombra di un’altra aggressione, ancora più barbara, a Gaza. Ma, a differenza dell’operazione Scudo difensivo, l’attuale attacco non ha una ragione o una giustificazione. Israele ha sfruttato la guerra di Gaza per provocare disordini in Cisgiordania. La reazione è arrivata tardi, ma è arrivata”.
Un assalto, quello israeliano in Cisgiordania, al quale partecipano esercito, intelligence e coloni, a volte confondendosi l’uno con l’altro, soprattutto quando entrano in azione “gli stormtrooper degli avamposti [i coloni ndr] che indossano uniformi: sono le ‘squadre di risposta alle emergenze’, che garantiscono legittimità a ogni pogrom. L’esercito è attento a non interferire”.
“[…] In questo contesto, la dichiarazione di una fonte militare di alto livello che ha messo in guardia sulla violenza dei coloni è stata di un’incredibile audacia. ‘Il terrore ebraico sta causando gravi danni alla sicurezza in Cisgiordania’, ha denunciato”.
Usare l’espressione terrore ebraico, in effetti, è forte. Ma c’è chi si è spinto oltre, come Zvi Bar’el su Haaretz, il quale ha denunciato che Ben Gvir, il Consigliere per la Sicurezza nazionale che supporta in toto i coloni e spinge per il genocidio dei palestinesi, è “solo il braccio militare dell’organizzazione terroristica che fa capo al governo israeliano”.
” Il governo di Israele – continua Bar’el – si è trasformato in un’organizzazione terroristica, con Ben-Gvir come braccio militare. E proprio come all’interno di Hamas non c’è differenza tra l’ala militare e quella politica, anche se l’Hamas ‘esterna’ non ha il controllo reale di quanto avviene sul campo [di battaglia] e non è in grado di dettare le mosse A Yahya Sinwar, così Benjamin Netanyahu, il capo del ‘braccio politico’, non è in grado né è disposto a sventare il pericolo che Ben-Gvir sta imponendo a Israele [e soprattutto ai palestinesi… ndr.]. Stando così le cose, lui e il suo gabinetto sono diventati complici delle sue azioni”.
La mattanza in Cisgiordania
Chiusa la digressione sul Terrore di Stato di Tel Aviv, torniamo alla macelleria della Cisgiordania e all’articolo di Levy: “Il 7 ottobre non è stata una giornata tragica solo per noi, è stata tragica anche per i palestinesi. Non ci sono più parole per descrivere ciò che Israele ha fatto nella Striscia di Gaza, ma non si è risparmiato neanche in Cisgiordania, con l’incoraggiamento dei membri del gabinetto kahanista e il silenzio del primo ministro, degli altri ministri e dell’opinione pubblica”.
“Nelle ultime settimane ho visitato Jenin, Tul Karm, Qalqilyah, Ramallah e Hebron. Niente assomiglia alla realtà del 6 ottobre, anche se la Cisgiordania non ha avuto alcun ruolo nell’attacco del 7 ottobre. L’8 ottobre tre milioni di palestinesi si sono svegliati in una nuova realtà, non che quella precedente fosse stata umana o legittima. Spinto dalla furia vendicativa e per cogliere opportunità, lo stivale israeliano è stato premuto senza pietà e maniera ancora più forte sul collo della Cisgiordania”.
“Decine di migliaia di acri sono stati espropriati e derubati in questi mesi; non c’è quasi più una sola collina in Cisgiordania su cui non sventoli una bandiera israeliana o un avamposto che non sia destinato a diventare una città. Anche i posti di blocco sono tornati in piena forza. Non puoi spostarti da un luogo all’altro in Cisgiordania senza incontrarli, aspettando lì, umiliato, per ore. Non puoi pianificare nulla in una realtà in cui circa 150.000 persone hanno perso il loro sostentamento, da quando sono stati esclusi da tutti i lavori in Israele. Tutti sono stati penalizzati per il 7 ottobre. Undici mesi senza salario lasciano il segno. Cosa vi aspettavate?”.
“E adesso c’è un nuovo arrivo: il drone. All’ombra della guerra, l’aeronautica ha iniziato a sparare all’interno di una Cisgiordania densamente popolata. Secondo i dati delle Nazioni Unite, 630 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania dall’inizio della guerra, 140 dei quali in 50 attacchi aerei. Ciò che è permesso a Gaza è ora permesso anche in Cisgiordania. I soldati hanno interiorizzato questa realtà e il loro comportamento nei confronti dei palestinesi è cambiato di conseguenza. Se non siamo a Gaza, almeno comportiamoci come se ci fossimo. Chiedete a qualsiasi palestinese cosa ha passato. La disperazione non è mai stata così grande. E dopo tutto questo, pensate che non ci sarà più il terrore?”