L'attacco alla sinagoga di San Diego
Tempo di lettura: 3 minutiSabato scorso un folle, John Earnest, poi arrestato, ha aperto il fuoco in una sinagoga sita a Poway, presso San Diego, California, uccidendo uno dei fedeli convenuti e ferendone altri tre.
Un crimine che segue la strage nella sinagoga Tree of Life di Pittsburgh, avvenuta sempre negli Usa lo scorso anno, e che indica una serialità. Che ha preso di mira gli ebrei e l’ebraismo in generale, data la non casualità del giorno prescelto: sabato, giorno del Signore.
Non crimine, ma terrorismo
Un attacco peraltro prevedibile, dato che di recente era stato appiccato un incendio a una vicina moschea, atto che faceva presagire che qualche facinoroso era in azione nei paraggi e che avrebbe dovuto sollecitare una vigilanza che non c’è stata.
Sul punto appare interessante quanto scrive Chemi Shalev su Haaretz, secondo il quale tale crimine ha ricadute diverse sull’amministrazione americana rispetto a quello di Pittsburgh.
Dopo quell’eccidio una pioggia di critiche si abbatté sulla Casa Bianca, data la scarsa rilevanza, per usare un eufemismo, che il movimento trumpiano accredita al pericolo posto dal suprematismo bianco dilagante in America.
Critiche allargate a Netanyahu, accusato addirittura di collaborazionismo, dati i suoi stretti legami con Trump.
Stavolta non è accaduto, scrive Shalev, sia perché l’attacco ha causato una sola vittima, quindi ha avuto minor eco, sia perché la comunità ebraica Chabad, della sinagoga attaccata, ha buoni rapporti sia con la destra repubblicana che con quella israeliana.
Ciò ha permesso di derubricare l’accaduto a crimine di odio; una condanna del razzismo che però, a differenza di quanto avvenuto dopo Pittsburgh, non innesca polemiche sul pericolo razzista e sulla necessità di porre un freno a certe derive.
Ciò, peraltro, nonostante il fatto che l’assalto infrangesse “le speranze – o forse le illusioni – che Pittsburgh non si sarebbe più ripetuta”, scrive Shalev. E indicasse “tutte le sinagoghe […] come potenziali bersagli” futuri, che secondo il cronista sono ormai “inevitabili”.
Il Terrore non è islamico
Non crimine, ma terrorismo, secondo il cronista di Haaretz, dal momento che l’attacco ha come conseguenza il dilatarsi della paura e le conseguenti restrizioni della libertà, psicologiche e fisiche, discendenti anche dalla necessità di una maggiore vigilanza.
Il fatto che l’azione sia stata compiuta da un bianco, secondo il cronista, che attinge “il suo odio dal suprematismo bianco piuttosto che dal radicalismo jihadista è un inconveniente che guasta la loro narrativa generale”.
Dove quel “loro” sta per Netanyahu e Trump, ma possiamo allargare il campo ai neocon e alla narrativa mainstream, per cui l’unico terrorismo è quello islamico.
“Lo sforzo di distogliere l’attenzione dagli estremisti di destra per indirizzarli verso il terrorismo islamico innervosisce molti ebrei americani”, nota Shalev.
“Nelle comunità liberali di tutti gli Stati Uniti – aggiunge -, la compassione e la simpatia espresse dalle comunità musulmane locali sulla scia di Pittsburgh e ora di San Diego sono significativa fonte di conforto”.
“I sentimenti di solidarietà con le altre minoranze che si sentono minacciate, inclusi i musulmani, sono un altro sintomo della crescente spaccatura tra gli ebrei americani e il governo israeliano”.
Invero gli attacchi nelle chiese nel giorno di Pasqua, quelli alle moschee e alle sinagoghe, hanno un tratto comune: alimentare la paura e alzare muri tra credenti di varie religioni, secondo l’usato schema dello scontro di civiltà.
In occasione degli incendi alle chiese parigine, abbiamo accennato all’azione di reti sataniche (e peraltro, in tempi non sospetti, abbiamo descritto l’islamismo di al Qaeda e dell’Isis come perversioni sataniche dell’islamismo).
Questa è la lotta che agita il mondo. Non si tratta di un confitto tra destra e sinistra, né tra religioni diverse, quanto di reti esoteriche che usano della violenza e del Terrore per propri scopi di potere.
Reti che si giovano della conflittualità globale, che crea destabilizzazione e fratture nel mondo, alimentando il loro potere e impedendo agli uomini di buona volontà di coordinarsi per eradicare la mala pianta.
Detto questo, resta quanto scrive il Washington Post di oggi: “L’ascesa del nazionalismo bianco è in vista della corsa del 2020”.
Titolo che si spiega con un accenno dello scritto: “Trump si sta assumendo un rischio politico rimanendo nelle sue posizioni”, ovvero sottovalutando il pericolo suprematista… Vero. Il Terrore gioca partite oscure quanto tortuose.