Attentato a Trump: le domande aumentano
I video circolati sul web riguardo l’attentato a Trump hanno impiegato tre giorni perché fossero presi in considerazione dai media mainstream, che con il passar del tempo non hanno potuto più negarli. Così il New York Times racconta del video, “che inizia un minuto e 58 secondi prima che vengano sparati i colpi, in cui la squadra dei Servizi Segreti guarda nella direzione dell’uomo armato attraverso un binocolo e un mirino da cecchino. Si sente il l’uomo che partecipa al comizio e che sta riprendendo il video dire: ‘Uh-oh, sta succedendo qualcosa’”.
Un altro video “mostra che, un minuto e 35 secondi prima della sparatoria, mentre l’attenzione del team dei Servizi Segreti è ancora rivolta verso l’uomo armato, un secondo team di cecchini, posizionato più a sud, si gira da sud a nord, verso l’uomo armato. La breve clip li mostra mentre si girano con le armi e si accovacciano, e poi finisce. Più tardi, mentre vengono sparati i colpi, questo secondo team dei Servizi Segreti viene visto in un altro video nella stessa posizione, davanti all’uomo armato”. Così sappiamo che l’uomo armato era stato visto più di un minuto prima che sparasse… e non è stato fatto nulla.
Atre indiscrezioni sulla sicurezza al comizio di Trump
Sorprendente anche l’altra indiscrezione, filtrata dal Washington Post, che riferisce come secondo “un funzionario del Secret Service, la polizia locale incaricata dai servizi segreti di individuare eventuali minacce tra la folla al comizio di Donald Trump di sabato si trovava all’interno dell’edificio in cui un uomo armato si era posizionato sul tetto per sparare all’ex presidente”…
Si trattava della squadra di pronto intervento, la mitica Swat, della Contea di Beaver che, come accadeva sempre in occasione di eventi di rilievo, era stata mobilitata per dar man forte alla sicurezza della vicina Contea di Butler.
L’indiscrezione del funzionario del Secret Service è confermata dal Beaver Countian, un’agenzia di stampa locale, la quale “ha riferito lunedì che dei cecchini erano all’interno dell’edificio, oltre il perimetro di sicurezza per l’evento. L’agenzia ha riferito che un agente di polizia della contea di Beaver ha avvertito un centro di comando di aver visto un uomo con un telemetro, un dispositivo che aiuta a stimare le distanze, prima che scoppiasse la sparatoria”. Il telemetro, ovviamente, si usa ben prima di imbracciare il fucile.
Immaginifica, poi la spiegazione del perché il tetto da cui ha sparato l’attentatore non fosse sorvegliato, riportata anch’essa dal WP: secondo la direttrice del Secret Service, Kimberly Cheatle, c’era un problema di sicurezza perché l’edificio aveva il “tetto spiovente”. Avevano cioè paura che l’agente che vi fosse salito per presidiarlo cadesse di sotto… spiegazione che non riusciamo a commentare per quanto è surreale.
Ci si chiede come sia possibile che un tale personaggio diriga un’Agenzia di sicurezza tanto importante e soprattutto perché, dopo l’accaduto, non sia stata quantomeno dimissionata. Domande che ne sollevano altre, più stringenti.
La polizia locale
WPXI, un media locale, ha interpellato le forze di polizia della zona, che avrebbero smentito la circostanza che le forze di polizia si trovassero all’interno dell’edificio, aggiungendo che “c’erano due squadre di cecchini schierate vicino all’edificio da cui Thomas Crooks ha sparato”.
Al di là del contrasto dei resoconti, da chiarire, resta che l’area era pesantemente presidiata. In una nota precedente avevamo spiegato come l’attentatore fosse stato notato già agli sbarramenti dai quali si accedeva al comizio di Trump, presidiati da metal detector, dai quali si era poi allontanato. E di come, in tale occasione, fosse stato attenzionato dalle forze dell’ordine, le quali hanno comunicato la possibile minaccia alla Sicurezza.
Secondo quanto riporta WPXI, che l’ha appreso dalla polizia locale, l’attentatore era stato fotografato dalle forze dell’ordine per ben due volte prima che sparasse, una volta all’ingresso del comizio e l’altra alle 17.45, cioè ben 26 minuti prima che sparasse, perché aveva suscitato sospetti.
Confermato, invece, il fatto che un poliziotto si era issato sul tetto aiutato da un suo collega per controllare la situazione, venendo preso di mira dall’attentatore che gli ha puntato l’arma contro. Situazione drammatica, risolta con l’agente che si fatto cadere dabbasso, non potendo in quella situazione reagire (vedi intervista).
Da notare che, anche se bravo, dall’accaduto allo sparo deve essere passato tempo, dal momento che l’attentatore doveva prendere o riprendere la posizione, mirare, e mirare bene come si è visto, e infine sparare.
Il secondo cecchino e le altre domande.
Negli ambiti trumpiani, serpeggiano altre domande. La prima è se ci sia stato un altro attentatore piazzato su un serbatoio d’acqua nei pressi, come ha fatto pensare la notizia della CNN, poi scomparsa dai radar, di un’analisi forense secondo la quale avrebbero sparato due-tre armi diverse. Alcuni testimoni, in video diversi, parlano di colpi esplosi dal serbatoio d’acqua sopraelevato, compatibile col tiro quanto e più del tetto dal quale ha sparato l’attentatore identificato.
Perizie approfondite che analizzino le detonazioni e i proiettili accerterebbero o spazzerebbero via tali dubbi in un battibaleno e con i mezzi moderni non è difficile fare analisi esaustive in breve tempo. Ma ancora non si sa nulla in proposito.
Più interessante, al momento, quanto ineludibile, un’altra domanda che circola in ambito Maga. Come faceva l’attentatore a sapere che il tetto dell’edificio – tanto cruciale per la sicurezza dell’evento data la sua prossimità – non era presidiato dalla sicurezza? Perché si è arrampicato proprio lassù, nonostante tutto facesse presupporre la sicura presenza di forze di sicurezza e cecchini?
Infine, manca un movente per quanto accaduto, cosa che i media mainstream continuano a ignorare mentre è particolare cruciale.
Concludiamo con l’assoluta boutade, fatta circolare ieri, su un’asserita minaccia iraniana alla vita di Trump. L’unica cosa reale di tale fake è che la retorica sulla necessità di una guerra contro Teheran riprende piede, nonostante la popolazione iraniana abbia eletto un presidente che vuole ripristinare i rapporti con gli Usa. Significativo sotto tanti aspetti.