15 Luglio 2024

L'attentato a Trump segue quello contro Fico

L'ennesimo "lupo solitario" che i servizi segreti non hanno visto.
L'attentato a Trump segue quello contro Fico
Tempo di lettura: 4 minuti

Tante le domande sull’attentato a Trump. Ha fatto il giro del mondo quanto ha riferito un testimone, cioè che ben quattro minuti prima dell’attentato aveva avvertito la sicurezza che c’era un uomo armato che si muoveva sul tetto di un edificio. Quattro minuti durante i quali si è interrogato sul perché Trump non fosse stato tirato giù dal palco, data la minaccia.

Un testimone afferma di aver visto un uomo armato sul tetto vicino al raduno di Trump

L’allarme ignorato e la cilecca dei cecchini

L’attentatore, peraltro, era stato già notato dalle forze di polizia locali, che lo avevano attenzionato mentre si aggirava nei pressi dell’ingresso del raduno dei sostenitori di Trump. Lo ha riferito alla CNN un “alto funzionario delle forze dell’ordine”, il quale ha aggiunto che la polizia ha diramato “via radio” l’ordine di “tenerlo d’occhio, un’informazione passata anche ai servizi segreti”.

Lo sceriffo della contea di Butler Michael T. Slupe, ha raccontato di aver visto l’attentatore (visto, peraltro, un po’ da tutti, come da video…) che stava “sul tetto e un agente locale ne ha issato un altro per sbirciare oltre la sporgenza. Il tiratore allora si è girato, ha visto l’agente e gli ha puntato la pistola contro, ha detto Slupe. L’agente si così lasciato cadere per ‘mettersi al riparo'”.

Poi ci sono le domande sui cecchini a protezione del presidente, che si trovavano dietro Trump in una posizione elevata. I filmati li immortalano mentre, prima guardano col cannocchiale verso il tetto sul quale si trova il cecchino e poi puntano i loro fucili contro di esso. Tutto ciò prima degli spari.

C’è chi dice che non l’avrebbero visto se non dopo l’inizio degli spari perché si sarebbe occultato nella parte posteriore del tetto, che era spiovente. Ma non regge, sia perché l’inclinazione era poca, tanto che il tetto appariva quasi piatto, ma soprattutto perché, per sparare, doveva per forza sporgersi dall’altra parte e far vedere il fucile.

Altre spiegazioni, più fantasiose – ingannati dal riverbero del sole, l’attentatore era coperto dalla fronda di un albero etc – non meritano di essere menzionate. Peraltro, dal video si vede che il fucile del cecchino che fa secco l’attentatore è già puntato contro l’obiettivo, non si sposta dopo che questi ha sparato. E gli ha fatto sparare ben nove colpi prima di sparare a sua volta (la prima analisi forense dice che sono state usate tre armi diverse… molto interessante).

How the assassination attempt on Trump unfolded

E domande suscita anche il fatto che non sia stata approntata una zona di protezione intorno al luogo del raduno, che secondo l’analista della Cia Larry Johnson dovrebbe essere di almeno 500 metri dal perimetro esterno. Ma è ancora più inspiegabile il fatto che i pochissimi edifici vicini al raduno non fossero presidiati, ancora più strano che non lo fosse quello dal quale ha sparato l’attentatore, che era il più prossimo.

L’FBI ha identificato l’attentatore in Thomas Matthew Crooks dall’esame del DNA, dal momento che non aveva documenti.

Trump come Fico

Al di là della cronaca nera, e del ripetersi delle turbolenze in stile Kennedy, che come altri avevamo pronosticato più volte, da notare le analogie con il recente attentato al primo ministro della Slovacchia Robert Fico, anche lui colpito da un lupo solitario – predatori che in genere si muovono in branchi – e, come lui salvo per “miracolo”, come ha detto il medico di Trump al suo assistito (New York Post). E, soprattutto, entrambi odiati visceralmente dall’establishment per le loro posizioni sulla guerra ucraina.

D’altronde, quel conflitto ha assunto una natura esistenziale per certi ambiti, tanto da lasciar correre come fossero legittimi degli estremismi inaccettabili, come le dichiarazioni del Capo dei servizi segreti ucraino, Kyrylo Budanov, il quale, il giorno prima dell’attentato a Trump, ha detto esplicitamente che hanno provato a uccidere più volte Putin senza successo, restando implicito che ci riproveranno. È ovvio che senza supporto esterno, cioè Nato, Kiev non avrebbe la capacità di fare tanto… (peraltro, è follia suicida: se riuscisse, dell’Ucraina non rimarrebbe pietra su pietra, e forse di tanto altro).

La solidarietà globale a Trump

Di interesse quanto ha detto Trump al New York Post riguardo la telefonata ricevuta da Biden, che ha definito “bella” e “molto cortese”, aggiungendo che qualcuno gli ha detto che il presidente si appresterebbe a ordinare “al Dipartimento di Giustizia di abbandonare le due azioni penali contro” di lui (sarebbe grossa, ma, ovviamente, Biden dovrebbe procedere per vie riservate).

Trump riconoscente e provocatorio racconta come è sopravvissuto al tentativo di assassinio "surreale" durante un comizio: "Dovrei essere morto"

Scampato il pericolo, Trump viaggia con le vele in poppa verso le elezioni, tanto che già si muove come presidente in pectore: per la Convention repubblicana che deve formalizzare la sua candidatura aveva preparato un discorso contro Biden e la sua amministrazione. Al NYP, però, ha detto di averlo strappato. Parlerà, invece, della necessità di guarire le lacerazioni del Paese. Presidente in pectore, appunto. Sempre se ci arriva vivo alle elezioni…

Da notare che il più scatenato nell’esprimere la sua solidarietà a Trump è stato Benjamin Netanyahu, che ha colto al volo la possibilità di ergersi a paladino della democrazia nonostante i massacri di Gaza.

Ma sotto sotto sarà rimasto un po’ deluso dallo sviluppo. Se Trump fosse morto, la Convention repubblicana iniziata oggi avrebbe dovuto trovare un altro candidato. E, senza Trump a tenerli a freno, i neocon avrebbero avuto gioco facile a far eleggere uno dei loro, che avrebbe vinto a mani basse le presidenziali facendo leva sul martirio di Trump.

Trump, al contrario di quanto si dice, non ama Netanyahu ed è ricambiato, perché l’ex presidente, tra le altre cose, ha impedito ai neocon di procedere con la guerra all’Iran, vera ossessione del premier israeliano (vedi anche “Bolton: Trump voleva fare la pace con l’Iran“).

Più sinceri gli attestati di solidarietà pervenuti da altrove. Da segnalare quello del premier indiano Narendra Modi, che ha definito Trump “mio amico“. Ciò indica che un’eventuale presidenza Trump potrebbe ridurre le distanze tra Washington e New Dehli, rese abissali dalla pretesa dell’attuale amministrazione di aggiogare a tutti i costi l’India alle proprie crociate (anti-russe, anti-cinesi, anti-tutto).