Beirut: dopo l'esplosione, un grande incendio al porto
Tempo di lettura: 2 minutiNon c’è pace per il Libano. Un incendio di vaste proporzioni ha fatto rivivere ai cittadini di Beirut la tragedia di un mese fa, quando un’imponente esplosione ne ha devastato il porto, uccidendo quasi duecento persone e devastando palazzi e vite, tanti infatti sono ancora senza una casa e tanti senza lavoro.
L’incendio di oggi, che ha interessato un magazzino nel quale erano stoccati oli combustibili e pneumatici, era visibile praticamente da tutta la città, e le sue immagini hanno immediatamente inondato i social.
Nuove preoccupazioni per un Paese che sta tentando faticosamente di tornare alla normalità, dopo aver superato indenne l’orrore dell’esplosione e le pressioni di piazza volte a scatenare una rivoluzione colorata in salsa libanese.
Faticosamente si sta formando un nuovo governo, al posto di quello che si è dimesso a seguito dell’esplosione.
Un nuovo governo che, nonostante le pressioni contrarie, ha il sostegno dell’ala politica di Hezbollah e ha ricevuto il sufficiente consenso internazionale, come dimostrano le visite di Emmanuel Macron, tornato nel Paese dei cedri subito dopo la nomina del nuovo primo ministro (1º settembre), e di Giuseppe Conte, che vi si è recato due giorni fa.
L’incendio di oggi, scatenato ancora una volta al porto, ha impregnato nuovamente il cieli di Beirut di fumi oscuri, che si spera si possano dissipare in fretta.
Nel giorno dell’esplosione avevamo fatto un paragone forse ardito tra quanto avvenuto a Beirut e l’attentato alle Torri gemelle: in qualche modo, scrivevamo, quell’esplosione avrebbe potuto rappresentare l’11 settembre del Paese dei cedri.
L’incendio va in certo modo a confermare quel paragone ardito, se si ricorda – anche se crediamo che pochi lo rammentino – che poco dopo l’attentato, l’America rivisse quei drammatici momenti.
Due mesi dopo, il 12 novembre del 2001, ebbe luogo, infatti, la tragedia dell’American Airlines 587, airbus che si schiantò nel Queens, quartiere di New York, poco dopo il decollo.
Morirono tutti, passeggeri ed equipaggio, 260 persone, ma le vittime avrebbero potuto essere molte di più se l’aereo avesse travolto le abitazioni non lontane dallo schianto. Non attentato, ma incidente, e però grande fu non solo il cordoglio, ma anche il terrore che suscitò nelle prime ore, data l’apparente reiterazione del pregresso.
Suggestioni di allora e di adesso, che non spiegano quanto sta avvenendo a Beirut, dato che le cause dell’esplosione e dell’incidente devono essere ancora accertate, ma danno l’idea dell’arduo compito che attende il nuovo governo, chiamato a stabilizzare un Paese che tanti, dall’interno e dall’esterno, stanno tentando di destabilizzare.