Biden resiste, Trump lo elogia...
“La cerchia ristretta di Biden ha chiesto questo dibattito anticipato. Sta aumentando la convinzione che si sia trattato di un ‘colpo di stato morbido’ perché loro sanno che non è adatto a governare e lo sanno da tempo. ‘Volevano metterlo alla prova contro Trump in anticipo, quando c’era ancora tempo per sostituirlo nel caso in cui non fosse stato all’altezza della situazione. Il che, ovviamente, è avvenuto in modalità spettacolare.'”. Così il Daily Mail commenta, utilizzando una fonte anonima della passata amministrazione Usa, quanto accaduto nel dibattito Biden-Trump, dibattito anticipato di molto rispetto a quelli fissati per altre presidenziali.
Lo scenario descritto è realistico. Detto questo, ad oggi sembra che Biden, il quale non ha nessuna intenzione di mollare, abbia retto, grazie al supporto interno al partito. Gli endorsement pubblici di Barack Obama e soprattutto quello dei coniugi Clinton lo dimostrano.
La resilienza di Biden
Sul punto, è di grande interesse quanto riferisce il Daily Mail: “L’ex presidente Barack Obama è stato chiamato a ‘organizzare un intervento’ per convincere il suo caro amico ed ex vicepresidente a ritirarsi dalla corsa. La fonte ha detto: ‘Obama è probabilmente l’unica persona, a parte sua moglie e sua sorella, che Biden ascolterà. Conosco almeno un grande donatore che ha fatto appello direttamente all’ex presidente Obama affinché organizzasse un intervento e ponesse fine a questa miseria in modo da poter andare avanti'”.
Si intuisce che se Obama avesse fatto pressioni per il ritiro, Biden gli avrebbe dato ascolto. Diverso il caso dei Clinton, che non sono mai stati vicini al presidente, i quali presumibilmente hanno dovuto cambiare verso (l’ottuagenario Biden ha carte che potrebbe giocare nei loro confronti e nulla da perdere in caso di ritiro…).
I suoi antagonisti speravano in un suo passo indietro sotto la pressione esterna, l’unico modo non traumatico per sostituirlo, ma non c’è stato. La loro speranza, quindi, al di là di un coccolone o di un attentato – sempre possibile, quest’ultimo, in terra d’America – è riposta nella Convention.
Ma non è facile come sembra, sia perché il blocco Biden ha dato prova di resilienza, sia perché a decidere le regole del partito, e quindi a dover ratificare il cambio di guardia, sarebbe chiamato un organo ristretto di 30 persone che, a quanto pare, sono molto legate al presidente.
Resta, certo la destituzione causa demenza, e in tal senso va letto lo scoop di Axios che ha visto alcuni dei collaboratori di Biden dichiarare che egli ha sei ore di lucidità, dalle 10 alle 16, orario in cui vengono fissati per lo più i suoi appuntamenti, oltre i quali ha serie difficoltà (si comprende quali criticità pone all’Impero tale cadenza-carenza).
Gli elogi di Trump e gli energizzanti
Tra quanti gioiscono per la resilienza di Biden, c’è a sorpresa (non per noi), il suo antagonista Trump, che ieri, pur criticandolo aspramente (come vuole la dinamica naturale delle cose), ne ha tessuto gli elogi: “È difficile da credere, ma il disonesto Joe Biden ottiene risultati migliori nei sondaggi rispetto a quelle persone” [il riferimento è ai suoi oppositori interni al partito democratico ndr].
“Loro non avrebbero fatto meglio” nel dibattito, ha aggiunto. “Nessun altro avrebbe fatto meglio”.
Il problema ora, per i democratici e i media mainstream, è che hanno sempre derubricato a banalità infondate le critiche sulla demenza senile di Biden. Dopo il dibattito, sono stati loro stessi a denunciarla pubblicamente e a sentenziare che l’Impero non può essere governato da un presidente il cui cervello va a scartamento ridotto, se non peggio.
Dopo tali denunce e tali sentenze possono ovviamente ritornare allineati e coperti dietro il loro senescente front runner, ma ormai il mondo intero, e soprattutto gli elettori americani, hanno potuto constatare la drammatica veridicità di quei moniti. In altre parole, hanno nascosto la sporcizia sotto il tappeto per almeno due anni, ora il tappeto è stato rimosso e non può più essere usato allo scopo precedente.
Possibile che i suoi antagonisti abbiano preso coscienza che non possono forzare più di tanto, sia per evitare gli scivoloni di questi giorni che ulteriori sconquassi tra gli elettori. Potrebbero, quindi, puntare a cambiare il ticket, attraverso un vice diverso dall’evanescente Kamala Harris, che ringiovanirebbe la campagna e diventerebbe Imperatore-trice subito dopo l’eventuale vittoria.
Quanto a Biden, gli saranno imposte cure energizzanti in dosi massive, sulle quali, a proposito di coccoloni, la famiglia dovrebbe usare certa vigilanza.
Nel frattempo, Trump si gode la doppia vittoria, dopo quella su Biden al dibattito, anche quella sui nemici interni del presidente, molto più insidiosi.