10 Giugno 2023

Blinken va a Riad, ma Mohamed bin Salman chiama Putin

Bin Salman con Putin ad un vertice (foto d'archivio). Blinken va a Riad, ma Mohamed bin Salman chiama Putin
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La scorsa settimana il Segretario di Stato Tony Blinken si è precipitato in Arabia Saudita, nella speranza di riavvicinare Riad all’Occidente. Scopo dichiarato della visita era quello di favorire l’adesione del Regno agli accordi di Abramo, cioè ad allearsi con Israele in modo da riportare in vita l’asse anti-iraniano, prospettiva che sembra ormai appartenere al passato.

La visita di Blinken

Non per nulla, infatti, la visita “ha coinciso con la riapertura dell’ambasciata iraniana a Riyad”, come scrive The Cradle, mossa diplomatica di alto significato simbolico, dal momento che non solo porta a compimento la distensione tra Iran e Arabia Saudita (e l’intero ambito arabo sunnita), ma è un ulteriore tassello del nuovo ordine mediorientale, che si sta formando al di fuori dei ristretti orizzonti dei desiderata occidentali.

In tal senso va anche la reintegrazione della Siria nella Lega araba, che ha letteralmente fatto infuriare Washington, come anche il taglio della produzione del petrolio, deciso il giorno prima della visita di Blinken dall’Opec+,, al quale è associato la Russia, che ha posto ulteriori criticità all’Occidente affamato di energia a causa del recesso dalla produzione russa.

Da notare che, prima dell’arrivo di Blinken, il principe ereditario Mohamed bin Salman ha ricevuto in pompa magna il presidente venezuelano Nicolas Maduro, iniziativa che deve aver irritato non poco Washington.

L’esito della visita del Segretario di Stato Usa non deve esser stato molto felice, se subito dopo la conversazione con Blinken, Mohamed Bin Salman si è affrettato a chiamare Putin col quale, come recita Arab News, ha “parlato delle relazioni tra i due paesi e dei mezzi per sviluppare la cooperazione in vari settori”.

 Mohamed bin Salman sempre più lontano da Washington

D’altronde, Mohamed bin Salman si è dimostrato un osso duro per la diplomazia americana, come evidenziano i documenti riservati del Pentagono trapelati negli ultimi tempi.

Secondo tale documentazione, infatti, quando Biden dichiarò che il taglio della produzione del petrolio decisa lo scorso anno dall’OPEC+ avrebbe comportato “conseguenze” per Riad, il Regno, per nulla intimidito, minacciò a sua volta ritorsioni.

Lo riferisce il Washington Post come di un passaggio significativo per capire quanto ormai sia marcata la distanza che separa Washington da Riad, anche se formalmente il rapporto tra i due Paesi resta solido. Ma la forma non è sostanza.

Un’altra criticità all’alleanza con gli Stati Uniti verrà posta se si concretizzerà il progetto iraniano, annunciato la scorsa settimana, di dar vita a un’alleanza navale con gli Stati del Golfo per creare una rete di sicurezza nelle acque mediorientali.

Progetto ambizioso, dal momento che Teheran vorrebbe cooptare nel progetto anche l’India, estendendo tale sistema di vigilanza all’Oceano indiano, cosa che contrasterebbe non poco con la prospettiva americana di intruppare New Delhi nella rete dell’alleanza occidentale.

Ad oggi non ci sono riscontri ufficiali all’annuncio iraniano, ma un piccolo segnale sì: in concomitanza con l’annuncio, gli Emirati arabi hanno dichiarato di essersi ritirati dalla coalizione marittima guidata degli Stati Uniti, istituita in precedenza per lo stesso scopo (anche se solo per il ristretto ambito mediorientale). Todo cambia.