13 Gennaio 2023

Ucraina. La caduta di Soledar e l'arrivo dei carri armati magici

Carro armato Bradley. Ucraina. La caduta di Soledar e l'arrivo dei carri armati magici
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La controffensiva delle forze ucraine non si arresta. I russi hanno finito le munizioni, sono allo sbando e lo stesso Putin è confuso, tanto che ha dovuto sostituire l’ennesimo comandante delle forze di invasione.

Di ieri, la caduta di Soledar, che gli ucraini contestano dichiarando che le loro forze resistono ancora ai margini della città, comunque ormai persa. Tale sviluppo indica che quanto dicevano i soliti media non era esatto. Anche definire la nomina di Gerasimov a capo del Comando interforze dell’operazione speciale russa una sollevazione dall’incarico fa parte della stessa stolida narrativa (in realtà, ora comanda tutto lui, soldati, aerei e navi).

Soledar: resistere fino alla fine

Non si tratta di magnificare i russi, solo di evidenziare la vacuità della propaganda, che impedisce di guardare in faccia la realtà e di porsi domande su quanto sta avvenendo.

E di prendere atto che l’Ucraina non può vincere questa guerra, cioè non può ricacciare i russi fuori dai suoi confini, al massimo può arrivare a uno stallo che vede comunque una parte dei suoi territori ormai controllati in via permanente da Mosca. E continuare questa macelleria per liberare, magari tra anni, una città o un paesino in più, non ha alcun senso. Per questo occorre mentire, far credere che invece l’impresa impossibile sia possibile etc.

Per questo serve dire che la conquista di Soledar ha solo un valore simbolico, laddove invece risulta di rilievo, grande o relativo che sia, per le sorti delle cittadine vicine, in particolare Bakhmut, attorno alla quale i due eserciti si confrontano da mesi.

Ma di tanto in tanto, tra le pieghe dell’informazione, qualcosa sfugge alla narrativa ufficiale, così, tra le analisi trionfalistiche della Cnn, anche la testimonianza di un soldato ucraino anonimo, che racconta quanto si consumato a Soledar e che i media non hanno raccontato.

“Abbiamo cercato di ritirarci, ma gli orchi [i russi] erano già lì. Se non ci sarà l’ordine di ritirarsi oggi, molto probabilmente non avremo il tempo di andarcene. Ci è stato detto che saremmo stati ritirati. Ma siamo stati abbandonati“. L’intervistato, annota ancora la Cnn, “ha detto che i soldati avevano finito i viveri, stavano finendo l’acqua e alcuni di essi erano feriti. Ha ha aggiunto che avevano ancora delle munizioni”.

“L’ultimo ritiro è stata tre giorni fa. – ha detto ancora il soldato – L’ordine era di resistere fino alla fine. A giudicare dai rumori della battaglia, i nostri vicini [le altre unità] si sono ritirati o hanno ricevuto l’ordine di ritirarsi. A noi è stato detto di resistere”.

Due considerazioni: la prima è che riscontra quanto dichiarato dai russi, che cioè le forze ucraine erano circondate, la seconda è che l’ordine di resistere fino alla fine indica che gli ucraini non consideravano tale battaglia tanto irrilevante. A margine, si può notare che la strategia usata tiene poco conto delle risorse umane, tanto da indurre un contingente accerchiato a un’inutile strenua resistenza.

Date queste ultime considerazioni, il comunicato dei russi che parla di 700 vittime ucraine negli ultimi 3 giorni acquista certa veridicità. Quante nei giorni precedenti? E se si tiene conto, che per ritorsione alla strage di Capodanno, quando gli ucraini uccisero un’ottantina di coscritti russi, i russi hanno ucciso 600 nemici, tra soldati ucraini e contractors, si può avere un’idea della macelleria in corso, della quale non sembra importare nulla a nessuno.

I carri armati magici

Per rilanciare la propaganda e ridurre gli echi del rovescio, la Nato sta reclamizzando trionfalmente l’invio di nuovi carri armati, provenienti da varie nazioni. Si tratta degli “M2 Bradley, degli AMX-10 RC, dei Leopard 2 e dei Challenger 2”. Per ora si tratta di un centinaio di veicoli, ma ne arriveranno altri.

La prima considerazione che va fatta, al netto del trionfalismo di cui sopra, è che questi non faranno da moltiplicatore delle forze esistenti, vanno semplicemente a sostituire corazzati e artiglieria distrutti.

Al di là del particolare, il National Interest spiega le criticità logistiche legate dall’arrivo di veicoli tanto diversi, dovendo provvedere a fornire a ogni modello le proprie specifiche munizioni e gli specifici pezzi di ricambio.

Altre e maggiori criticità sono indicate in un articolo di Military War, che conclude spiegando la riluttanza a inviare tali armamenti Nato registrata finora con il fatto che essi potrebbero risultare troppo vulnerabili, “minando così la possibilità di competere per le vendite all’estero nel prossimo futuro”.

“Il rendimento in combattimento del Leopard 2 – prosegue la nota – è stato già profondamente offuscato quando sono stati utilizzati dai turchi contro i miliziani curdi e dello Stato islamico, a causa delle pesanti perdite subite contro avversari scarsamente armati, cosa che ha portato i generali turchi a descrivere tale esperienza come ‘traumatica’.

“L’M1 Abrams si è rivelato altrettanto deludente nelle mani degli iracheni contro le forze dello Stato islamico e, in misura minore ma comunque significativa, nelle mani dei sauditi nella guerra in Yemen. Di conseguenza rimane un’alta possibilità che i carri armati occidentali consegnati non vengano schierati in prima linea nel Donbass, almeno per il prossimo futuro, per evitare la possibilità della loro distruzione o cattura”.

Le armi magiche non esistono. Né esistono bacchette magiche che permettano a Kiev di scacciare completamente i russi. Questa la tragica realtà che non si vuol dire, perché rischierebbe di indurre l’opinione pubblica a chiedere di porre fine al mattatoio.

Lo dice in maniera chiara anche Bing West, ex consigliere del Segretario della Difesa, sulla National Review, che analizza i tanti conflitti precedenti, dalla Corea al Vietnam ad altri, nei quali gli Stati Uniti si sono astenuti dall’attaccare i territori dei Paesi che sostenevano i loro nemici, come in questo caso si stanno astenendo dall’attaccare la Russia, rifiutando agli ucraini i missili a lungo raggio e, si potrebbe aggiungere, l’ingaggio diretto.

Senza attaccare in profondità la Russia, cioè senza scatenare la terza guerra mondiale, la guerra è persa. Già l’alternativa, drammatica, alla sconfitta dell’Ucraina è la terza guerra mondiale. Tale follia va fermata.