Carlson e Putin: l'intervista dell'anno
Grande interesse internazionale per l’intervista di Tucker Carlson a Putin. Dopo un excursus storico sui legami tra Russia e Ucraina (nata, quest’ultima, come costola dell’Unione Sovietica), lo zar ha ribadito la sua volontà di negoziare con l’Occidente su tutto e parlato a lungo dell’accordo tra Russia e Ucraina del marzo del 2022, fatto saltare da Boris Johnson per conto dell’Occidente (sul punto ha citato una famosa intervista di David Arakhamia, leader del partito di Zelensky alla Rada, il parlamento ucraino).
In particolare, Putin ha chiarito che la parte preliminare dell’accordo prevedeva il ritiro dei russi da Kiev, cosa che Mosca ha fatto e che è stata fatta passare in Occidente come una controffensiva vittoriosa degli ucraini (si è visto successivamente che essi non avevano la forza per tali imprese).
Inutile ribadire tutti i passaggi dell’intervista, che è alquanto lunga perché Putin ha chiarito subito che non voleva fare uno show, ma un discorso “serio”. Ci limitiamo a riportare che Putin ha dichiarato che la guerra non è iniziata nel 2022, con l’invasione dell’Ucraina, ma nel 2014, col colpo di stato di Maidan a Kiev, e che l’operazione speciale russa mira a porvi fine. Spiegazione che deve essere risultata urticante per tanti, ma che ha una sua logica.
Inoltre, Putin ha rivendicato la forza economica dei Brics, che hanno superato il G-7 (sul tema si può vedere anche un’analisi dettagliata dell’Aise) e che la Russia è ora la prima economia d’Europa.
L’Occidente vuol chiudere la guerra ucraina, ma non sa come fare
Su quest’ultimo punto rimandiamo a un’analisi del Times che, pur accreditando tale affermazione per quanto riguarda il valore del potere d’acquisto dei cittadini russi, rivendica però ad altri Paesi europei un vantaggio sul Pil, ripetendo l’errore che si fece al tempo in cui si vararono le sanzioni contro la Russia, quando tutti gli analisti e i politici dicevano che aveva un Pil talmente basso che le restrizioni l’avrebbero incenerita.
Il mondo è cambiato e la crescita di altri soggetti nell’agone globale è inevitabile, ha aggiunto Putin, così anche l’Impero americano è destinato a un ridimensionamento, ricordando che l’Impero romano collassò in più secoli, mentre il mondo moderno accelera i processi.
Ma al di là dei dettagli, ci sembra che la novità più rilevante dell’intervista sia quando, parlando della guerra ucraina, ha affermato: che nessuno in Occidente è disposto ad aprire i negoziati, anzi “per essere più precisi, sono disposti ma non sanno come fare. So che lo vogliono. Non solo lo vedo, ma so che lo vogliono, però faticano a trovare un modo per farlo. Hanno portato la situazione al punto in cui siamo… non siamo stati noi a far questo, sono i nostri partner e i nostri avversari. Bene, ora lasciamo che pensino loro a come invertire la situazione. Non siamo contrari”. Simpatico anche il cenno sull’ambasciatore di “grande successo” riferito all’allora primo diplomatico Usa a Mosca e attuale capo della Cia William Burns.
Uccidere Carlson
L’intervista ha suscitato reazioni scomposte contro Carlson, da Hillary Clinton che lo ha definito “utile idiota” alle stralunate sfuriate di alcuni esponenti della leadership americana, che hanno chiesto che sia indagato per spionaggio.
Più inquietante il fatto che il cronista sia stato inserito nella lista delle persone da uccidere redatta da tempo dal sito ucraino Myrotvorets, gestito al governo anche se Kiev nega (peraltro, in un primo momento si appoggiava su un server della Nato a Bruxelles, sul punto rimandiamo a un articolo molto dettagliato di David Miller).
È un vero mistero che un sito di tal genere continui a esistere e prenda di mira cittadini di stati che forniscono soldi e armi a Kiev senza che i governati di tali Paesi ne chiedano l’oscuramento. Tant’è.