La CNN conferma: Navalny stava per essere liberato
La CNN ha confermato che Navalny stava per essere scambiato con dei prigionieri russi detenuti in Occidente. Ne avevamo scritto su Piccolenote riprendendo la rivelazione di Maria Pevchikh, presidente della Fondazione anti-corruzione fondata dallo stesso Navalny, ma ora la conferma arriva da diverse fonti anonime interpellate dalla Tv americana.
La trattativa
Anzitutto la CNN conferma, attraverso le sue fonti, quanto rivelato dalla Pevchikh, cioè che a mediare era stato chiamato Roman Abramovich, l’oligarca russo rimasto in contatto col Cremlino, aggiungendo particolari che la donna non aveva potuto fornire.
Il primo particolare è che nella trattativa era stata coinvolta Hillary Clinton. Nella nostra nota pregressa avevamo registrato la stranezza della conversazione online dell’ex Segretario di Stato con Navalny avvenuta il giorno prima della morte e rivelata al mondo dalla stessa Clinton.
Dal momento che non è affatto usuale che un personaggio del genere comunichi con un detenuto ristretto in un carcere di massima sicurezza russo, avevamo ipotizzato che l’ex Segretario di Stato era partecipe della trattativa e quella conversazione tanto anomala poteva essere interpretata come il suggello dell’avvenuto accordo o qualcosa di simile.
La notizia della CNN – che probabilmente la Clinton smentirà non potendo confermare una ricostruzione che favorisca il Cremlino – sembra avallare la nostra ipotesi.
Di grande interesse. poi, un passaggio della CNN: “La fonte che ha familiarità con il coinvolgimento di Abramovich ha detto di essere rimasto ‘sconvolto’ nell’apprendere la notizia che Navalny era morto proprio mentre si stava portando avanti lo scambio”.
Dopo tale passaggio, però, la CNN fa un passo indietro, non potendo avallare una ricostruzione tanto esplicitamente favorevole al Cremlino, e spiega che altre fonti da loro interpellate hanno affermato che la trattativa c’era, ma non era stata ancora formalizzata. E si dilunga su chi dovessero essere i detenuti russi da scambiare con Navalny. Ma si tratta di particolari secondari.
Abramovich al Cremlino
Passaggio chiave della ricostruzione della CNN è quello in cui riporta: “Una fonte che ha familiarità con i movimenti di Abramovich ha detto che egli si era recato a Mosca per incontrare i funzionari del Cremlino […] ne hanno riferito venerdì media russi indipendenti, secondo i quali questi avrebbe incontrato il presidente russo Vladimir Putin poche ore prima che le autorità carcerarie annunciassero che Navalny era morto in una colonia penale in Siberia il 16 febbraio”.
La CNN spiega che non ha potuto trovare conferme sulla visita di Abramovich al Cremlino (ovvio, tutto era coperto dal segreto), ma tale rivelazione va legata al succitato sconvolgimento della fonte vicina ad Abramovich alla notizia della morte di Navalny.
Insomma, tutto era pronto per lo scambio, poi l’abisso. Ma, sia che Navalny sia morto di morte naturale – come ha affermato il capo dell’intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov con assoluta certezza – sia che sia morto assassinato, ormai è chiaro che il Cremlino nulla c’entra con la sua morte improvvisa, dal momento che con la liberazione dell’oppositore stava per mettere a segno una grande operazione propagandistica.
Certo, resta la detenzione, che per tanti in Occidente è motivo di indignazione, ma che per Mosca era obbligata perché vedeva (non a torto) in Navalny, tornato in patria dopo la parentesi tedesca, una pedina chiave per mettere a segno una rivoluzione colorata in stile Maidan, che anche se non fosse andata in porto avrebbe comunque destabilizzato la nazione.
Ma quest’ultima querelle non è importante ai fini di questa nota. nella quale si vuole solo evidenziare la conferma della CNN alla ricostruzione della presidente della Fondazione Navalny (sul perché Il Cremlino sia silente sulla vicenda abbiamo scritto nella precedente nota, alla quale rimandiamo).
L’Ucraina non ama Navalny né il suo movimento…
Una piccola nota a margine merita la mancata presenza della Zelenska, moglie del presidente ucraino, al discorso sullo stato dell’Unione di Biden. Invitata all’evento, infatti, ha declinato l’invito accampando scuse, ma il motivo reale era la possibile presenza della moglie di Navalny, perché l’oppositore del Cremlino non è molto popolare in Ucraina.
Lo spiegava il Washington post: “Mentre in Occidente lo abbiamo sempre considerato come qualcuno che ha combattuto con coraggio e coraggio contro Putin, in Ucraina Navalny è visto come in linea con una mentalità di nazionalismo e imperialismo russo”, ha affermato Alina Polyakova, presidente della Center for European Policy Analysis, un think tank di Washington.
Peraltro, il WP aggiunge che un altro motivo della defezione della Zelenska è che non si voleva che Kiev venisse vista come troppo “allineata” con l’amministrazione Biden. Cioè non bisognava far irritare i repubblicani che hanno la maggioranza alla Camera e devono decidere sui finanziamenti all’Ucraina.
Al di là del particolare, va aggiunto che anche i seguaci di Navalny non godono di buona fama in Ucraina. Tanto che Strana riferiva che in occasione dei funerali dell’oppositore dello zar: “In molti comunicati pubblici ucraini l’opposizione russa è stata generalmente definita come una massa di ‘codardi e schiavi’, incapaci di una ‘protesta decisiva’”.
Lo stridore tra l’eroica narrativa occidentale e quella ucraina su Navalny non può non colpire. Come non può non colpire la disumanità di additare i seguaci di Navalny, molti dei quali piangevano il loro punto di riferimento non solo politico, con gli epiteti riportati. C’è del marcio in Ucraina, per parafrasare Shakespeare. E neanche poco.
Peraltro, la Navalnaia alla fine non è andata neanche lei al discorso sullo stato dell’Unione. Era stanca, hanno detto i suoi collaboratori. Motivazione non molto convincente.