Colombia: dagli squadroni della morte ai narcos
Tempo di lettura: 5 minutiLo scorso 24 ottobre è stato arrestato Dairo Antonio Usuga, alias ‘Otoniel‘, il criminale più ricercato della Colombia, a capo dell’organizzazione criminale conosciuta come Gulf Clan o Urabeños. “Il ministero della Difesa colombiano stima che questo cartello […] contrabbandi fino a 200 tonnellate di cocaina all’anno e abbia ucciso oltre 200 membri delle forze di sicurezza colombiane”. Così una nota di Responsible Statecraft.
Interessante l’articolo di RS, perché svela retroscena sul romanzo criminale del boss: “La narrativa semplicistica dei media sull’eliminazione del ‘boss della droga’” – scrive il media americano – dà lustro alle pubbliche relazioni americane, oscurando i disastri prodotti dalla sua politica estera. “La cruda verità è che sia il governo americano che quello colombiano hanno indirettamente permesso l’ascesa al potere di Otoniel attraverso la decennale guerra alla droga”.
Gli squadroni della morte colombiani
Tutto ruota attorno alle forze paramilitari che gli Usa hanno sostenuto attraverso il famigerato Plan Colombia, un accordo tra USA e Colombia che dal 1999, allo scopo di combattere la guerriglia delle Farc e dell’Eln, ha fatto incassare al Paese latinoamericano 10 miliardi di dollari in aiuti militari, in un conflitto “nel quale siAUCsono registrati crimini di guerra generalizzati quanto ben documentati ad opera dei paramilitari”.
Il percorso di Otoniel è quello di un mercenario interessato ai soldi e non alle ideologie, come denota il fatto che aveva iniziato la sua carriera come membro dei guerriglieri dell’Eln, di matrice marxista, prima di unirsi alla alla più potente organizzazione paramilitare di destra, le Forze Unite di Autodifesa della Colombia, o AUC.
Le AUC, come prescritto dal Plan Colombia, ebbero l’incarico di concentrarsi “sulla lotta alle organizzazioni dei trafficanti di droga di sinistra”. Un conflitto prolungato e sanguinoso, durante il quale gli Usa facevano finta di ignorare che militari e paramilitari colombiani spesso eliminavano le persone per il solo fatto di essere “simpatizzanti comunisti” e non guerriglieri o trafficanti di droga.
Così RS: “Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto che descrive nel dettaglio come il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e la CIA si sono coordinati con l’esercito colombiano fin dal 1991 per prendere di mira e uccidere civili colombiani che non erano affatto combattenti nemici”.
Uno degli attacchi più tristemente celebri fu quello del 15 luglio 1997 nella città di Mapiripán ed è stato ampiamente documentato: “Più di cento paramilitari hanno circondato la città, individuando i membri della comunità considerati simpatizzanti dei comunisti”.
“L’intera città fu costretta a guardare mentre i paramilitari torturavano e alla fine smembravano queste persone con motoseghe e machete. Le violenze durarono cinque giorni, con i militari [colombiani] sordi alle richieste di aiuto [della popolazione locale]. Il numero esatto delle vittime non è noto, anche perché i loro corpi sono stati gettati nel fiume Guaviare, ma gli esperti dicono che l’aggressione causò da 30 a 77 morti” .
“I documenti declassificati del governo degli Stati Uniti indicano che l’attacco fu coordinato con l’esercito colombiano e Il leader dell’AUC, in seguito, parlando ai media colombiani, dichiarò apertamente che ci sarebbero stati ‘molti altri casi come Mapiripán’. E ha mantenuto la promessa”.
Le indagini e le accuse di Human Rights Watch furono riproposte nel 2001 in un altro documento che sosteneva “che il supporto di intelligence e l’addestramento alla contro-guerriglia fornito dagli Stati Uniti all’esercito colombiano siano continuati nonostante il fatto che molte delle sue unità lavoravano con i gruppi paramilitari autori di massacri e terrore”.
Le Auc dichiarate terroriste il 10 settembre 2001
Le Auc la più importante formazione paramilitare della Colombia, nonostante fosse responsabile di stragi ben documentate “non fu designata come organizzazione terroristica se non alla data ironica del 10 settembre 2001“.
Ma tale svolta non cambiò la situazione, e anche se il giorno successivo, dopo l’attentato alle Torri Gemelle, George W. Bush chiese il sostegno della comunità internazionale contro il terrorismo, la sua amministrazione continuò indirettamente a finanziare il terrorismo del governo colombiano e dai suoi paramilitari, riferisce RS:
“Washington ha persino aumentato i fondi per il Plan Colombia nel 2002, dopo l’elezione del presidente Alvaro Uribe. I documenti declassificati mostrano che i funzionari statunitensi erano pienamente consapevoli degli ampi legami di Uribe con il cartello di Medellin e i paramilitari fin dal 1991″.
Numerosi gli scandali legati alle AUC, che hanno coinvolto diversi politici e importanti uomini d’affari colombiani. Tra questi, singolare quello che ha coinvolto la più nota impresa di banane d’Occidente.
Come rivelato da alcuni documenti, questa finanziò le AUC non solo per ottenerne protezione, come ha dichiarato ufficialmente, ma anche per “farle pervenire massicce spedizioni di armi” (triste pensare che le banane che compravamo al supermercato erano intrise di sangue, ma così è…).
Tutti questi scandali, nel 2006, hanno allo scioglimento delle AUC. Ma se è vero che “migliaia di combattenti sono stati effettivamente disarmati, molti hanno semplicemente creato nuove organizzazioni. La più importante di queste è, appunto, il Clan del Golfo o gli Urabeños”.
Ed è qui che Otoniel torna in scena. Svestiti i panni del paramilitare di estrema destra, ha indossato quelli più tradizionali del boss e il Clan del Golfo ha iniziato a minacciare e a uccidere apertamente gli uomini delle forze della sicurezza colombiane.
“L’organizzazione conserva le sua impronta, che è quella propria degli squadroni della morte di destra. Distribuiscono opuscoli in tutte le aree rurali sotto il loro controllo, nei quali si minaccia di ‘ripulire la società‘, cioè di uccidere omosessuali, indigeni e attivisti liberali. La loro attività in tal senso è uno dei motivi per cui la Colombia ha il più alto tasso al mondo di assassinii di attivisti” per i diritti umani.
I narcos come le Auc
Il confine tra organizzazione paramilitare governativa e criminalità organizzata e molto labile in Colombia, almeno a stare al media Colombia Reports di Medellin, la quale suggerisce “che dal punto di vista funzionale rimangono organizzazioni terroristiche sponsorizzate dallo Stato”.
“Colombia Reports mette in evidenza le strane coincidenze per cui il Clan del Golfo ha minacciato di ‘ripulire la società’ in aree specifiche, a beneficio della compagnia petrolifera statale, Ecopetrol e in vista delle visite presidenziali di Ivan Duque [l’attuale presidente], il protetto di Alvaro Uribe”.
Anche ammettendo che il Clan del Golfo non abbia più legami con lo Stato e agisca come una semplice organizzazione criminale, prosegue RS, non c’è motivo di credere che la caduta di Otoniel possa avere un qualche effetto frenante sul traffico di droga.
L’organizzazione è vasta e ramificata (sono almeno 3.800 i suoi ‘soldati’), milionarie sono le sue entrate e vasto è il territorio che controlla. E tutto resterà come prima, nonostante l’arresto del capo, come intatta resta “la rete di funzionari governativi corrotti e essa affiliati e quella degli uomini d’affari che riciclano il denaro” sporco per conto dell’organizzazione.
Anche l’estradizione di Otoniel negli USA, annunciata con enfasi dal governo colombiano, servirà a poco: “Accusarlo semplicemente di essere un capo dei narcos – conclude Responsible Statecraft – minimizza le sue responsabilità, mentre molto più gravi sarebbero quelle che dovrebbe dovuto affrontare in Colombia. Ma serve a riciclare la reputazione di entrambi i governi, sia quello colombiano che quello americano”.
Alla fine l’ennesimo arresto del boss dei boss servirà solo a ispirare l’ennesima serie sui narcos, che tanto successo hanno sulle varie piattaforme che monopolizzano i nostri schermi. E che raccontano storia fabbricate, che nascondono la vera natura di queste organizzazioni criminali e le loro alte e complesse ramificazioni.