Nord Corea: Kim chiede un nuovo vertice a Trump
Tempo di lettura: 3 minutiIl presidente della Corea del Nord Kim Jong-un rilancia. E invia una missiva a Trump per chiedergli un nuovo vertice per negoziare la pace. Sembra con riscontro, dato che si starebbe già approntando. Ma sono tanti i “guastatori” all’opera.
La pax coreana e guastatori
Tra questi forse anche Mike Pompeo, che Trump aveva scelto come Segretario di Stato proprio perché sembrava idoneo a concludere la pax coreana.
Ma quando Pompeo è volato a Pyongyang per iniziare le trattative vere e proprie dopo il vertice Kim – Trump del giugno scorso, è andato a vuoto, inseguito dalle contumelie dei nordcoreani per i suoi modi da “gangster”.
Tanto che Trump ha dovuto annullarne l’ulteriore visita, accompagnando la mossa con un messaggio distensivo a Kim.
Probabile che la “modalità gangster” di Pompeo sia dovuta alle tante critiche ricevute dall’amministrazione Usa per la sua “arrendevolezza” all’infido dittatore.
La disponibilità di Kim, secondo i critici, sarebbe solo strumentale ad ottenere favori, senza corrispondere con la denuclearizzazione richiesta.
Critiche maliziose, che appaiono dirette a “guastare” il negoziato, mostrando alla controparte una sfiducia di fondo e una rigidità irrevocabile, tanto da indurlo ad abbandonare il tavolo.
Ma anche a instillare il dubbio che l’accordo miri solo a disarmarlo dell’atomica, una sorta di “assicurazione sulla vita” per Kim, per poi lanciare un attacco. Peraltro minacciato espressamente da alcuni esponenti politici Usa.
La tela della Corea del Sud
Se le trattative con Washington restano incerte, sono proseguite quelle con la Corea del Sud, anch’essa interessata al disarmo nucleare per sventare un attacco Usa a Pyongyang che risulterebbe fatale anche per Seul.
Ai primi di settembre, di ritorno da Pyongyang, il consigliere per la sicurezza nazionale sudcoreano, Chung Eui-yong, ha dichiarato che Kim vuole la “denuclearizzazione” e che a metà settembre si terrà un nuovo vertice tra lui e il presidente del Sud, Moon Jae-in, dopo quello storico dell’aprile scorso.
All’annuncio è seguita la missiva di Kim a Trump citata a inizio nota. Da rilevare che proprio mentre si diffondeva la notizia del nuovo summit, la magistratura americana ha accusato la Corea del Nord di aver portato un devastante attacco informatico globale attraverso il malware Wannacry.
Tempismo improvvido per un’inchiesta su fatti risalenti al 2014. La Corea del Nord ha respinto le accuse, indicando l’accusa come pietra d’inciampo al negoziato.
Pyongyang sembra aver intenzioni serie, come testimonia quanto avvenuto alla parata militare del 9 settembre, per i 70 anni della nazione.
Il Global Times fa notare che non si è visto nessun missile intercontinentale e “lo spettacolo delle armi convenzionali non è stato grandioso come previsto”.
Insolito, anche, che Kim non abbia tenuto un discorso, ma abbia solo salutato l’evento da un balcone.
Prima della parata, ha invece parlato un alto esponente del Paese, che ha magnificato i progressi compiuti “in politica, economia, cultura e nella Difesa”. Significativo, per il Global Times, che “non abbia menzionato la capacità nucleare della nazione”…
Di ieri poi la notizia che la Corea del Sud e quella del Nord hanno deciso l’apertura di un Ufficio di collegamento congiunto.
Le due Coree hanno sempre avuto problemi di comunicazione, necessaria nel caso di criticità a rischio escalation. Da qui l’apertura di canali diretti.
Che però a volte si sono rivelati inefficaci, tanto che, scrive il Washington Post, “occasionalmente hanno dovuto far ricorso a megafoni per parlarsi attraverso il confine, pesantemente minato e difeso”. Da qui l’importanza del nuovo Ufficio, che riduce i rischi.
Probabile che Trump voglia incontrare Kim prima delle elezioni di Midterm di novembre. Un successo in politica estera lo favorirebbe. Per lo stesso motivo rafforzano le spinte di contrasto dei suoi tanti avversari.