15 Maggio 2017

Corea, tra provocazioni e trattative

Corea, tra provocazioni e trattative
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«Un’offerta di dialogo e subito dopo un missile. È la strategia di Kim Jong-un.”Giuste condizioni” potrebbero permettere l’apertura di colloqui tra Nord Corea e Stati Uniti, ha detto sabato la gentile signora Choe Son-Hui, dirigente del ministero degli Esteri di Pyongyang. “Giuste condizioni” è un’espressione non casuale, scelta con attenzione per rispondere all’intervista nella quale Donald Trump la settimana scorsa aveva definito Kim Jong-un “ragazzo sveglio” e si era detto pronto, anzi “onorato”, di poterlo incontrare “con le giuste circostanze“». Così Guido Santevecchi sul Corriere della Sera del 14 maggio.

 

Strategia ambigua quella che si sta dipanando in Estremo Oriente, dove tra l’altro la Corea del Nord ha mandato suoi delegati al colossale Forum nel quale Pechino ha lanciato il suo progetto One road one belt (vedi nota precedente).

 

Indicativo perché la nuova Via della Seta attraverso la quale la Cina conta di sviluppare la sua proiezione globale non passa da Pyongyang: probabile quindi che gli inviati di Kim Jong-un siano a Pechino per ben altro, ovvero trattare la crisi coreana sotto le ali del Dragone (e forse anche della Russia).

 

Infatti, in questa sede gli uomini di Kim Jong-un hanno incontrato delegati della Corea del Sud (vedi qui): un contatto che potrebbe preludere a un vertice intercoreano.

 

Il cambiamento al vertice della Corea del Sud potrebbe favorire un simile sviluppo. Moon Jae-in, che si è affermato nelle recenti elezioni (vedi nota precedente), ha vinto grazie a un programma che prevede un cambiamento di approccio rispetto al quadro internazionale.

 

Pur rimanendo nell’alveo delle relazioni privilegiate con Washington, il premier socialdemocratico ha più volte accennato a un possibile incontro con il leader del Nord per attutire le tensioni e avviare la riconciliazione tra i due Paesi.

 

Intanto l’Occidente, spinto dagli Stati Uniti, continua a far pressioni sulla Corea del Nord. Ma ad oggi Washington non sembra andare oltre le proteste, più o meno formali, per le continue provocazioni del giovane presidente coreano.

 

L’invincibile armada che all’inizio della crisi Trump ha minacciato di inviare contro Pyongyang non si è ancora materializzata al largo delle sue coste. C’è ancora tempo e modo per trattare.