Corea: si apre un nuovo fronte?
Tempo di lettura: 3 minutiYoon Seok-you è il nuovo presidente della Corea del Sud, avendo vinto le elezioni con il suo People Power Party. Al suo insediamento si troverà davanti due grandi sfide geopolitiche: la prima riguarda l’approccio con la Corea del Nord, la seconda il dilemma posto dalla strategia di contenimento messa in atto dagli Stati Uniti nei confronti della Cina.
Questioni sulle quali si è dovuto confrontare anche il suo saggio predecessore, Moon Jae-in, che non poteva ripresentarsi per un altro mandato, lasciando così l’ingaggio a un altro candidato del suo partito, non all’altezza.
Moon ha evitato di agganciarsi unicamente al carro statunitense, conservando fecondi rapporti sia con gli Stati Uniti che con la Cina ed eludendo le pressioni di Washington per allontanarsi dal Celeste impero.
E ha tentato in tutti i modi di rimodellare il rapporto con la Corea del Nord, sia assecondando l’impegno diplomatico di Trump per una pace intercoreana sia chiedendo a Biden di impegnarsi sulla stessa via, dopo i fallimenti del suo predecessore.
Jessica Lee, su Responsibile Statecraft spiega come l’opinione pubblica sudcoreana voglia continuare ad aver rapporti buoni con il gigante asiatico, come rivelano diversi sondaggi compiuti di recente, mentre più problematico potrebbe diventare il rapporto con la Corea del Nord, dal momento che Yoon, in campagna elettorale, ha “dichiarato il suo sostegno a un dispiegamento di ulteriori sistemi di difesa anti-missile, rafforzando al contempo la deterrenza contro la Corea del Nord”.
Sul rapporto con la Corea del Nord appare allarmante quanto scrive Elie Cafton, sempre su RS, in un articolo che spiega come un oligarca sconosciuto al mondo, ma che sembra avere disponibilità immense, sta facendo una campagna molto attiva negli Stati Uniti “per orientare la politica estera verso una direzione militarista nell’Asia orientale”.
La persona in questione è Annie MH Chan, residente a Honolulu, ed è presidente del “Korea Conservative Political Action Conference, la filiale sudcoreana del Conservative Political Action Conference, che si tiene ogni anno negli Stati Uniti”, una delle tante articolazioni del feroce ambito neoconservatore che intende regolare la questione nordcoreana a suon di bombe (vedi articolo del Washington Post che ritrae l’alfiere neocon John Bolton).
L’uscita di scena del saggio Moon apre, dunque, incognite, dal momento che lascia spazio a tali pulsioni, nel frattempo alimentate dalle nuove sfide di Pyongyang, che negli ultimi mesi ha lanciato alcuni missili di nuova generazione.
Iniziative velleitarie, che vogliono solo inviare segnali a Washington che ha fatto decadere le profferte di pace, lasciando inalterato il regime di sanzioni che sta mettendo a dura prova la popolazione nordcoreana e il suo sistema (si muore anche di sanzioni, per chi non lo sapesse).
Kim Jong-un vorrebbe cioè riprendere quel dialogo interrotto, perché senza un accordo con gli Usa il suo Paese rischia il collasso. Ma oltreoceano, invece, iniziano a identificare le sue iniziative pirotecniche come una “seria escalation”.
Così il Guardian: “Il ministero della Difesa giapponese ha condannato i test. “Le recenti azioni della Corea del Nord, compresi questi lanci di missili che rendono la situazione più tesa, minacciano la pace e la sicurezza del nostro Paese, della regione e della comunità internazionale e sono totalmente inaccettabili”, si legge in una nota”.
“[…] Le forze statunitensi – spiega ancora il Guardian – hanno intensificato il monitoraggio e la raccolta di informazioni nella regione e venerdì verranno introdotte nuove sanzioni volte a limitare ulteriormente l’accesso della Corea del Nord alla tecnologia avanzata che potrebbe utilizzare nei suoi programmi di armi”.
“Ci saranno una serie di ulteriori azioni nei prossimi giorni”, ha dichiarato in proposito un esponente dell’amministrazione Usa. Il clima intorno alla Cina inizia a scaldarsi di nuovo.
E siamo solo agli inizi, dal momento che il fronte Indo-pacifico è in uno stato di stand by temporaneo, dal momento che in Asia il confronto tra potenze è ancora tutto da giocare. E se questo fronte si riaprirà con la guerra ucraina ancora in corso, come da auspici dei neocon, sarà la tempesta perfetta.